Una strada desolata, montoni di pelli a marcire sotto al sole tra le immondizie, un vecchietto che sta forse lì nella speranza di tirare su qualche spicciolo. Sembra un film dell’orrore. Invece sono le immagini che arrivano dalla provincia turca di Gaziantep. Immagini da far vedere a tutti quelli che sognano un mondo senza concia.
I due binari della Festa del Sacrificio
Dal 15 al 19 giugno si è tenuta la Festa del Sacrificio. Ricorrenza per la quale, ve ne abbiamo parlato a proposito del Bangladesh, nei Paesi a maggioranza islamica si registra un picco di macellazioni (specialmente di ovicaprini, ma non solo), con relativa impennata della raccolta di pelli grezze. Ecco, la Festa del Sacrificio è l’occasione migliore per dimostrare come il mercato della carne e quello della pelle viaggino su binari differenti. Perché la zootecnia conferisce i capi di bestiame ai macelli per rispondere alla domanda del mercato alimentare. Mentre la concia ne processa uno dei sottoprodotti in base alle richieste di materiali dalla moda e dal design. Quando sui due binari non si viaggia alla stessa velocità, come nella congiuntura attuale, la pelle grezza da sottoprodotto utile ad altri scopi retrocede alla condizione di misero scarto.
Immagini da mostrare
Per questo il video diffuso sui social dalla testata turca Magazine Leather va mostrato a tutti quelli che sognano un mondo senza concia. Vale a dire agli animalisti applicati alla moda, ai vegani sul modello di Stella McCartney, agli esuberanti del marketing di PETA: a chi crede che eliminando la pelle dalle collezioni di brand e designer si contribuisca alla riduzione delle macellazioni (si “salvino vite”, nel loro immaginario). Non è così: senza il ruolo circolare dell’industria conciaria, ci ritroveremmo semplicemente con un rifiuto industriale in più da smaltire. Con il disastro ambientale che ne consegue.
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