Il distretto conciario di Jalandhar potrebbe morire. La pandemia, il lockdown, la mancanza di personale e l’inquinamento hanno messo in ginocchio la quasi totalità delle aziende indiane del Punjab. Intanto, nel contesto di incertezza i grezzisti sono la prima vittima acclarata. E mentre i trader chiudono le attività, la materia prima conciaria marcisce nei magazzini.
I grezzisti sono la prima vittima della crisi
Nei mesi del lockdown molti lavoratori hanno fatto ritorno ai loro villaggi: una volta chiuse le concerie, non percepivano lo stipendio. Intanto nei magazzini il pellame grezzo non trattato ha cominciato a deteriorarsi, divenendo inservibile e invendibile. Così molti imprenditori hanno alzato bandiera bianca. E c’è anche chi, come Bihari Lal Kler, ha cominciato un nuovo lavoro gettando alle ortiche un’impresa di famiglia nata nel 1947. L’imprenditore conciario indiano ha raccontato a thewire.in la sua storia. In questa fase di crisi ha iniziato a fare il meccanico di auto. “È così che sopravvivo – spiega -. L’officina riparazioni riceve alcuni clienti, ma per il resto sono rovinato. In precedenza, ho tenuto aperte le porte della proprietà per i compratori ma ora è solo un modo per arieggiare la puzza della pelle grezza che è rimasta qui negli ultimi tre mesi“.
L’inquinamento
La crisi del distretto è cominciata, però, prima dell’arrivo di CRV. Il 29 ottobre 2019 il tribunale del Punjab ha imposto uno stop alle 200 concerie di Jalandhar per presunte violazioni alle norme di tutela dell’ambiente e delle acque. Il lockdown non ha fatto che peggiorare la situazione, dato che circa 2.000 lavoratori delle imprese locali sono tornati nei loro villaggi. La prossima revisione della situazione da parte delle autorità è prevista per la metà di luglio e gli operatori del settore ancora in attività sperano di poter riaprire. (art)
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