L’associazione conciaria indonesiana (Apki) ha sollecitato il governo ad applicare pesanti tariffe sull’export di pelli grezze, se non a proibirne del tutto l’uscita dal Paese. “A causa della progressiva carenza di grezzo – ha scritto il presidente della categoria, Lany Sulaiman – la produttività del settore conciario resta al di sotto delle sue potenzialità”. L’associazione del calzaturieri, Aprisindo, ha appoggiato l’iniziativa: “Il governo dovrebbe fermare l’export di grezzo e wet-blue per assicurare materia alla produzione calzaturiera nazionale” scrive il presidente Eddy Widjanarko. Quest’ultimo sollecita anche un’ulteriore iniziativa: la stretta dell’import di pelli finite, per consentire alle concerie indonesiane di competere con quelle importate. L’idea è appoggiata dal presidente dei conciatori: “Richiediamo che il governo faciliti inoltre l’import di grezzo per un anno” scrive Sulaiman il quale ricorda che a causa delle procedure burocratiche il settore conciario indonesiano si è ridotto con uno stock di tre mesi di produzione.
Nel 2012, il settore conciario indonesiano ha prodotto 325.000 metri quadrati di ovino e caprino, il 35% della capacità, mentre nel bovino le cifre rilasciate da Apki indicano 223.000 metri quadrati, ovvero il 48% del potenziale.
La concia indonesiana ha un suo prestigio nel campo della produzione di wet-blue bovino, del quale esporta 1,65 milioni di metri quadrati milioni all’anno, a cui si aggiungono 12 milioni di crust, 40 tonnellate di piclato e 613 mila metri quadrati di wet-blu ovino.
L’Indonesia è il terzo Paese al mondo nell’export calzaturiero, con 4,53 miliardi di paia (20% in pelle, il resto composto perlopiù da sneakers), in aumento del 7% rispetto al 2011 grazie all’accresciuta domanda dei mercati europeo e statunitense. (p.t.)