Nell’ultimo anno il consumo di carne bovina in Italia è cresciuto del 6%. Altro che inarrestabile onda veg: ai cittadini del Belpaese bistecche e fettine di manzo piacciono ancora, anzi più di prima. Lo riporta l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati ISTAT presentata a Padova durante l’incontro organizzato sulla sostenibilità degli allevamenti italiani da Unicarve (Associazione Produttori Carni Bovine). Secondo il report, gli italiani nell’anno avrebbero speso 500 milioni di euro in più in carne rossa.
Qualità, affidabilità
Ma c’è di più. Secondo un’indagine di mercato condotta da Coldiretti con Istituto Ixè, gli italiani si confermano bendisposti verso la carne bovina, soprattutto se rassicurati sulla sua qualità di provenienza. Il 45% degli intervistati, ad esempio, si dice interessato al prodotto di origine italiana, mentre il 29% preferisce addirittura quello locale. Il 20% trova rassicurante il marchio DOP, così come il 63% è disposto a spendere di più davanti a garanzie di qualità sul benessere animale e sull’affidabilità della filiera.
Trasformazioni trasversali
È un movimento di mercato simmetrico e opposto, chiosa Coldiretti. Simmetrico a che cosa? Alla tensione verso la qualità e la tracciabilità vissuta nel mercato della moda. Come, allo stesso tempo, è opposto alla propaganda veg che dipinge un mondo in conversione radicale verso l’animal free (e anche di questo nel fashion abbiamo esperienza).
I no di Coldiretti
La presentazione del rapporto è occasione per Coldiretti per ribadire i suoi argomenti di contrarietà. I primi risultano dalla stessa ricerca di mercato, dalla quale emerge come gli italiani siano perplessi dalle etichette che sfruttano il meat sounding per alimenti vegetali e dalla prospettiva di carne coltivata in laboratorio. L’ultimo, invece, è di natura politica: di fronte all’approvazione dell’accordo di libero scambio con l’area Mercosur, l’associazione ammonisce circa i rischi per la produzione nazionale derivanti dall’apertura al prodotto sudamericano.