JBS e Marfrig investono in programmi a tutela delle foreste sudamericane. I due colossi della carne hanno annunciato l’avvio di programmi legati alla tracciabilità e alla lotta alla deforestazione. Non solo: anche a supporto delle comunità locali.
JBS e Marfrig
JBS ha lanciato il programma “Together for the Amazon“. L’iniziativa prevede lo sviluppo responsabile della catena del valore, la conservazione e il ripristino delle foreste. Insieme a questo vi sono anche il sostegno alle comunità locali dell’Amazzonia, la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico. Tra le iniziative specifiche vi è la creazione della JBS Green Platform, una piattaforma blockchain che traccerà fornitori e merci. Ma poi vi è anche il sostegno di tipo ambientale, zootecnico e legale per aiutare agricoltori e allevatori a migliorare la gestione della terra. JBS amplierà le sue attività educative sulla sostenibilità per i fornitori di bestiame. Se non bastasse, il gruppo investirà di più nelle piattaforme digitali a garanzia che le proprietà ottengano la conformità con le politiche dell’azienda. Infine, come si legge su leatherbiz, JBS ha creato Fund For The Amazon per il finanziamento di progetti e azioni per stimolare lo sviluppo sostenibile del bioma amazzonico. JBS contribuirà con 250 milioni di real (circa 35 milioni di dollari) nei primi cinque anni e fino a 500 milioni di real entro il 2030.
Marfrig vigila dall’alto
A partire da ottobre Marfrig estenderà il monitoraggio ambientale a tutti gli allevamenti legati direttamente o indirettamente al suo approvvigionamento di bestiame. Il colosso della carne da tempo è impegnato nel tracciamento delle proprie forniture. Solo in questo modo può evitare di acquistare bovini che anche solo in un momento della loro vita sono transitati in aree di conservazione ambientale disboscate illegalmente o da allevamenti che impiegano personale in maniera illegale. Per fare ciò, come riporta beefpoint.com.br, Marfrig incrocerà dati e mappe satellitari per controllare le aree più critiche in cui si concentrano alcuni allevamenti in maniera costante e puntuale. Si tratta in qualche modo di un’evoluzione del progetto di controllo lanciato nel 2009 con Greenpeace, che mirava a controllare solo i fornitori diretti. A questi, oggi, si aggiungono anche quelli indiretti. (art)
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