Le alte temperature di giugno, unite agli insoliti tassi di umidità, hanno provocato la morte di migliaia di bovini in Kansas. Terzo stato degli USA, vale la pena di ricordarlo, per patrimonio zootecnico. L’ondata di decessi ha trovato impreparati gli allevatori locali. Che non solo non hanno più potuto indirizzare i capi animali al consumo alimentare umano, ma nell’emergenza non hanno neanche potuto venderli a chi ne trae fertilizzanti per l’agricoltura o prodotti per gli animali domestici. Secondo Reuters, che batte la notizia in esclusiva, migliaia di bovini (ci sono impianti che da soli dichiarano di averne trattati tra i 1.800 e i 2.000) sono stati conferiti in discarica. Una quantità non precisata, invece, è stata sepolta nei campi.
La crisi del Kansas
L’ondata di caldo comporta una crisi su più livelli. C’è quella degli allevatori, che in primis hanno perso una quota significativa del proprio patrimonio senza poterla mettere a reddito in alcun modo. E che ora, seguendo i consigli dei veterinari, alimentano le mandrie secondo schemi nutrizionali che ne evitano l’aumento di peso. Ma per le autorità del Kansas l’eccesso di bovini deceduti si pone anche come una crisi sanitaria e ambientale. Il trattamento in discarica è di solito l’extrema ratio, perché comporta problemi di odori, spiega uno specialista a Reuters, e richiama gli animali selvatici, che scavano nella spazzatura. La sepoltura nei campi nemmeno è indicata, per il rischio che si contaminino le falde. Le autorità ora valutano la possibilità di trattare le carcasse negli impianti di compostaggio.
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