Gli operatori della carne argentina hanno inviato una lettera al governo per chiedere la rimozione del blocco dell’export. La Casa Rosada ha introdotto la misura intorno alla metà di maggio con l’obiettivo di indurre la riduzione dei prezzi delle proteine alimentari sul mercato domestico. La prospettiva, però, era che il blocco durasse un solo mese. A distanza di sei settimane, non solo la misura si è rivelata inefficace, perché i prezzi hanno continuato ad aumentare, ma la sua applicazione è stata prolungata.
Blocco dell’export carne
Il 24 giugno 34 associazioni di allevatori e macelli argentini hanno sottoscritto una lettera per il governo argentino. I produttori sottolineano il proprio ruolo negli equilibri del Paese: servono “le tavole argentine con 115 kg di carne per abitante all’anno”, soddisfacendo quello che “insieme a Stati Uniti e Australia” è tra i mercati che “consumano più carne al mondo”. La filiera zootecnia, rivendicano le associazioni, ha anche il merito di far entrare nelle casse argentine valuta straniera “per oltre 3,5 miliardi di dollari“. Il settore dà lavoro a 3,7 milioni di persone, pesando per il 22% sull’occupazione nazionale.
La richiesta
“Confermiamo la disponibilità a condividere il know how utile a scrivere il piano di allevamento più competitivo della storia – scrivono i produttori argentini -. Per questo è imperativo rimuovere ogni tipo di restrizione che danneggia in modo significativo tutti gli attori della filiera. Il blocco mette a repentaglio la sostenibilità, la sicurezza alimentare e il brand del Paese. Azioni come la chiusura delle esportazioni danneggiano in modo significativo le condizioni minime di fiducia richieste dai clienti esteri. Pertanto, chiediamo subito al Presidente l’eliminazione di ogni restrizione all’esportazione”.
L’intervento
Alla metà di maggio il governo argentino aveva deciso il blocco per un mese delle esportazioni di carne. La decisione dipendeva dal continuo aumento dei prezzi. Con il blocco la Casa Rosada puntava a proteggere il mercato interno e contenere l’incremento. Tuttavia ad oggi, riporta elpais.com, non solo l’obiettivo è sfuggito, ma addirittura il costo è cresciuto di un ulteriore 4,4%. Nonostante ciò il governo non ha eliminato il blocco. Ha anzi annunciato la sua estensione fino a fine anno se i prezzi non scenderanno. (art)
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