La carne argentina soffre l’inflazione e chiede meno protezionismo

La carne argentina soffre l'inflazione e chiede meno protezionismo

La carne argentina soffre l’inflazione. La Federación de Industrias Frigoríficas Regionales Argentinas è una delle principali associazioni di macellatori del Paese sudamericano.  E proprio FIFRA chiede al governo di ridurre le imposte fiscali sulla carne e di introdurre incentivi per la filiera. La preoccupazione riguarda il fatto che, nel contesto attuale, la carne ha mostrato i maggiori rialzi nei prezzi. Sui quali l’IVA sarebbe la componente principale.

La carne argentina soffre l’inflazione

Daniel Urcia, al vertice di FIFRA per gli stabilimenti delle regioni di Cordoba, Santa Fe ed Entre Rios, fa riferimento ai dati FADA (Fundación Agropecuaria para el Desarrollo de Argentina). In base a questi sostiene che “il fisco rappresenta la quota maggiore nella composizione dei prezzi, cioè il 30%”. Le altre quote fanno capo (in ordine crescente) all’industria (7%), al commercio al dettaglio (13%), allevamento (25%) e macellazione (25%). In un editoriale, il manager lamenta i rischi che il settore della carne corre di fronte al peso delle imposte fiscali, le quali dipendono da norme che ora l’associazione chiede di rivedere.

Vecchi schemi fiscali

“Il Congresso – continua Urcia – si sta occupando di Legge di Bilancio. I tempi legislativi poi non basteranno per la perequazione dell’aliquota IVA nel servizio di macellazione. Pertanto, per un altro anno, l’adeguamento non verrà effettuato e l’IVA tecnica continuerà ad accumularsi nei macellatori“. Secondo il rappresentante FIFRA, tutto ciò determinerà un ulteriore aumento dei prezzi finali. L’associazione dei macellatori chiede che venga per loro elaborato un regime semplificato, ed eliminate imposte risalenti al codice civile del 1869. Tra le attività che non hanno più bisogno di protezionismo c’è l’export delle pelli grezze, gravato da schemi fiscali inattuali. (art)

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