Di conferme del flop di mercato delle alternative vegetali alla carne ne sono arrivate diverse. Questa è solo l’ultima, ma forse la più grande: dopo il fallimento di tante startup, anche Unilever e Nestlé disinvestono dal settore. O meglio: vorrebbero disinvestire. Prima, devono trovare acquirenti interessati a subentrare nelle loro società.
I disinvestimenti
I promotori della cosiddetta carne veg a cavallo degli anni ’10 promettevano di rivoluzionare il mercato alimentare. E quindi, cosa interessante dalla nostra prospettiva, di condizionare i tassi di macellazione e la conseguente disponibilità di pelli grezze. Be,’ la rivoluzione è finita. Secondo le fonti anonime con cui ha parlato Reuters, Unilever vorrebbe vendere The Vegetarian Butcher, che ha acquisito nel 2018, ma “la società ha un giro di affari di appena 50 milioni di euro e non produce utili”. Allo stesso modo il CEO di Nestlé, Laurent Freixe, ha pubblicamente ammesso che la holding si è esposta troppo sulle alternative alla carne, dal momento “che il mercato non è grande come si pensava”. Per questo vuole rivedere le strategie dei marchi che controlla, come Garden Gourmet e Sweet Earth Foods. Il problema per i due colossi, a quanto si apprende, è trovare possibili acquirenti.
La rivoluzione che ha fatto cilecca
I commenti raccolti da Reuters non suonano nuovissimi. C’è chi imputa i fallimenti di mercato a un cambio della percezione dei consumatori, che non vedono nelle alternative vegetali un prodotto più sano, ma solo maggiormente processato. Così come c’entrano problemi di costi: è impossibile per i nuovi prodotti avere un prezzo retail competitivo con quello della carne naturale. Fatto sta che sulla rivoluzione veg sta calando il sipario.
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