Lava Jato, due anni dopo: JBS sempre più solido, ma in un Brasile ferito

JBS, a due anni di distanza dallo scoppio dello scandalo Lava Jato, gode di uno stato di salute mai conosciuto prima. La famiglia fondatrice, i Batista, usufruisce dei benefici industriali e finanziari di tale benessere, ma ancora non ha completamente risolto gli aspetti giudiziari della vicenda. Il Brasile, invece, ha visto un’intera classe dirigente spazzata via dal caso e ancora deve recuperare i danni che la vicenda ha causato all’intero Paese. C’è un che di paradossale nello scenario che fotografa Bloomberg a 24 mesi di distanza dal 17 maggio 2017, quello che a Brazilia chiamano il “Joesley Day”: il giorno, cioè, in cui le registrazioni di una conversazione tra Joesley Batista e l’allora presidente Michel Temer fecero capolino sulla stampa del Paese.

Mai così bene
Gilberto Tomazoni, ceo di JBS, ha potuto di recente sostenere che il gruppo “non è mai stata in condizioni così solide. La quotazione della multinazionale della carne, osserva Bloomberg, nell’ultimo anno è raddoppiata arrivando ai massimi storici: il valore del pacchetto azionario degli stessi fratelli Batista è aumentato del 60% rispetto ai giorni prima dello scandalo. Le scelte compiute dal management del gruppo, che ha interessi anche nella concia, sono state premianti. Ha funzionato la mossa di vendere le società estere meno strategiche per rafforzare la casa madre e tranquillizzare gli azionisti, così come è stato utile investire nella carne suina, diversificazione che ha permesso di accrescere le vendite in Cina. JBS, una volta ridotto il debito, è pronta a riprendere il percorso di crescita, ha spiegato l’amministratore delegato: al Brasile, invece, serve ancora tempo.

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