La carne sudamericana incassa un altro “no” dalle dogane cinesi. General Administration of Customs della Repubblica Popolare (GACC) ha annunciato un ulteriore stop alle importazioni di carne rossa dal Brasile. La decisione arriva a pochi giorni di distanza da una prima sospensione, quella che coinvolgeva lo stabilimento JBS di Mozarlândia. Ora lo stop finisce per coinvolgere altri due stabilimenti brasiliani, e due uruguaiani.
Il veto delle dogane cinesi
Il 7 aprile GACC ha annunciato la sospensione delle importazioni di carne da tre stabilimenti di lavorazione brasiliani. Uno è quello già noto, il sito JBS di Mozarlândia. A questo si aggiungono quello Marfrig a Tangará da Serra e, a proposito di carni avicole, lo stabilimento Zanchetta di Boituva. La ragione, pur non essendo particolarmente dettagliata, è chiara: “A causa del rilevamento positivo del nuovo acido nucleico del Coronavirus in 3 lotti di campioni di confezionamento di prodotti a base di carne congelata importati dal Brasile – scrivono le autorità cinesi -, secondo le normative le dogane nazionali sospendono l’import per una settimana”. Poche righe che pesano, però, molto.
Stop continuo
Nel mirino delle autorità cinesi sono finiti anche macelli uruguaiani. Ma è il Brasile nell’occhio del ciclone. Il provvedimento GACC succede a quelli assunti dallo stesso organismo nei mesi scorsi. A gennaio l’ente sospese le importazioni dallo stabilimento São Salvador Alimentos di Itaquiraí e, nella stessa città, dall’unità Bello Alimentos. Altre sospensioni alle importazioni hanno riguardato il sito Frialto di Matupá e il macello di Goiás. (art)
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