Nel 2017 si prevede che cresca moderatamente la produzione, così come l’export della carne argentina: secondo le proiezioni del Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), entro la fine dell’anno Buenos Aires macellerà 12,4 milioni di capi (600.000 in più rispetto all’anno scorso) per circa 2,76 milioni di tonnellate di carne. Il fatturato estero, intanto, crescerà del 20%. Stando al report pubblicato lo scorso 9 marzo, l’impegno del Paese Sudamericano nel ripopolamento degli allevamenti fa vedere i suoi effetti: ai 400.000 vitelli nati nel 2016, seguiranno i 200.000 previsti per l’anno in corso, mentre il patrimonio bovino entro la fine dell’anno toccherà la quota di 54,7 milioni di capi, il più alto da anni. Non è tutto oro quello che luccica in Argentina. Ancora secondo l’USDA, si lamenta scarsità di manzi pesanti, mentre il cambio valutario e la concorrenza dei Paesi concorrenti penalizza l’export di carne. Stando a quanto scrive Sauer Report, il mercato locale della materia prima conciaria lamenta una certa stagnazione per la concomitanza tra l’aumento della disponibilità e la diminuzione della domanda, attratta dall’offerta estera (per lo più brasiliana).
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