Per le bovine a fine 2016 e inizio 2017 si è registrata una tendenza prevalentemente al rialzo. Preoccupante, perché combinata alla tensione verso il basso dei prezzi per le pelli finite chiesti da parte dei clienti: per le concerie significa margini in discussione. Ma anche non semplice da spiegare. Parlando con i conciatori raccolti a Milano per Lineapelle92, risulta che il trend riguarda soprattutto la materia prima di alta qualità. All’ultima edizione del Salone, quella di settembre 2016, la tendenza che già si notava per i vitelli, adesso si sarebbe estesa. Perché si è innescato il rialzo dei prezzi? Alcuni conciatori ipotizzano una speculazione da parte dei fornitori, che cercano di recuperare terreno dopo una stagione di stabilità, o che vogliono tenere i prezzi alti per compensare la volatilità valutaria. Altri riconducono il trend crescente a una presunta scarsità di materia prima, dovuta alla contrazione dei volumi dell’industria della carne. Ipotesi condivisa dai più, anche se i dati 2016 circa le macellazioni di bovini adulti nei principali mercati è di sostanziale stabilità (-0,4%), con ribassi in alcune aree (Oceania), ma con crescita nelle piazze europee (Germania, Regno Unito, Italia, Olanda e Francia) e in USA. Sull’andamento dei prezzi della materia prima conciaria incide, osservano altri, la concorrenza dei grandi buyer asiatici, che di recente avrebbero riaperto la stagione degli acquisti. A complicare il quadro, conclude un trader veneto, ci sono i fattori macroeconomici: la crisi delle potenze del Sud America (Brasile e Argentina in primis) e le turbolenze medio-orientali rappresentano un ulteriore freno al consumo di carne e, quindi, alle possibilità di approvvigionamento. Per i tori e le grandi pelli, francesi infine, pesa la corsa all’approvvigionamento tra le concerie che lavorano per l’automotive. Più pacifico è lo scenario per le ovicaprine, settore nel quale si registrano oscillazioni in base al Paese di origine del materiale, ma il trend dei prezzi risulta stabile.
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