Nessun illecito sulla gestione e sull’imposizione dei prezzi della carne. Ad affermarlo è una relazione redatta da NAMI (North American Meat Institute) su richiesta di USDA. Il dicastero aveva avviato un’indagine per verificare eventuali manipolazioni dei listini da parte dei colossi USA del settore.
Le accuse
Le accuse erano partite dagli allevatori che hanno segnalato una riduzione dei prezzi dei bovini e un contemporaneo aumento di quello della carne in scatola. A influenzare i prezzi, invece, sarebbero stati due fattori imprevedibili. In altre parole: l’incendio scoppiato allo stabilimento Tyson di Holcomb e, inevitabilmente, la pandemia da CRV.
Nessun illecito
Da un lato “la chiusura dell’impianto di confezionamento di carni bovine Tyson a Holcomb (Kansas), in seguito a un incendio”. Dall’altro “la pandemia di Covid-19”. Questi due fattori “hanno chiaramente turbato i mercati e i sistemi di lavorazione responsabili della produzione e della vendita di carni bovine statunitensi”. Si legge in una nota governativa ufficiale. “Il rapporto esamina queste interruzioni e il significativo aumento della differenza di prezzo tra la carne bovina in scatola e quello dei bovini che da essi ne è derivato. Assicuriamo i produttori che il nostro lavoro continua al fine di determinare se vi sono violazioni della legge nell’attività di trasformazione e magazzini. Qualora dovessero essere rilevate pratiche sleali, prenderemo rapidamente provvedimenti”.
Leggi anche: