Ci sono almeno due profili di novità nel progetto per 36 mini-concerie in tutto il Paese annunciato da NILEST, l’istituto nigeriano per l’industria della pelle. Il primo è l’approccio federale: mentre i programmi statali (nei Paesi africani e non solo) al comparto vertono solitamente su grandi impianti accentratori, ora a Lagos scommettono sulla rete di piccoli opifici (uno per ciascuno stato federale). E poi l’obiettivo: che non è solo sfruttare sul piano industriale le pelli che risultano dalla fiorente zootecnia nazionale, ma sottrarle al consumo alimentare.
36 mini-concerie per la Nigeria
Le premesse di massima sono quelle che usualmente accompagnano questo tipo di progetti: il Paese vanta un ricco patrimonio zootecnico (“nel solo stato di Lagos si macellerebbero 100.000 mucche al giorno”, riportano i quotidiani locali) che si fatica a trasformare in una altrettanto fiorente filiera della pelle. NILEST spera di risolvere il problema, a favore dell’occupazione lavorativa e dell’export, con una rete di piccole concerie diffuse sui territori. La rete deve essere capillare, dicevamo, perché le concerie sono in concorrenza con chi usa le pelli grezze per farne “ponmo”. Una pietanza molto popolare ma che, lamenta NILEST, non si esporta e non crea valore aggiunto.
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