“Perché in Senegal sprechiamo la pelle?”. Il messaggio proviene dagli imprenditori locali della concia, che lamentano come una grandissima quantità di materia prima conciaria prodotta in Senegal non venga utilizzata. L’obiettivo non è solo alzare l’attenzione sul tema dello spreco e della sostenibilità. Ma anche sollecitare lo sfruttamento di una possibilità di business che consentirebbe di creare migliaia di posti di lavoro.
“Perché noi sprechiamo la pelle”
Sunday Ousmane Seck, formatore per operatori dell’industria conciaria, parla esplicitamente di “sottoutilizzo“. Il Senegal, spiega in un’intervista ad aps.sn, spreca grandi quantità di materia prima. Pelli che rimangono accatastate in seguito ai riti religiosi, come la festa di Tabaski, e altre manifestazioni. “Dobbiamo cercare di trasformarle, creare imprese e formare persone”, spiega Seck.
I concorrenti
“La Tunisia ha una produzione inferiore rispetto al Senegal, ma conta cinque concerie, tre delle quali pubbliche” ha ripreso Seck. Il punto, sottolinea il formatore, è che sfruttando maggiormente la materia prima il Senegal potrebbe ridurre le importazioni dando così valore alle proprie pelli. Recuperando tutte le pelli che rimangono al termine del Tabaski (la festa islamica del Sacrificio), sostiene, “potremmo creare 2 milioni di posti di lavoro tra diretti e indiretti”. Ma da non sottovalutare è anche l’impatto ambientale. Secondo quanto riporta aps.sn, le pelli del Tabaski spesso vengono sepolte, gettate per strada o nelle fogne. (art)
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