L’export della carne brasiliana regge bene, nonostante la fuga cinese. Il Paese sudamericano vive un momento positivo, anche a fronte di un mercato altalenante. La domanda è in crescita in buona parte del mondo e, il Brasile ha potuto affrontare di petto il lungo stop all’import fissato da Pechino. Nel frattempo, gli Stati Uniti vedono diminuire il proprio patrimonio bovino. Il calo è di quasi 100 milioni di capi, equivalenti al 2% del totale.
La carne brasiliana regge bene
Secondo i dati da ABRAFRIGO (Associação Brasileira de Frigoríficos), nel mese di gennaio i macelli brasiliani hanno esportato il 25,85% di carne bovina in più rispetto a un anno fa. Vale a dire 160.000 tonnellate di prodotto. Il tutto nonostante la Cina, principale destinazione della carne brasiliana, abbia ridotto gli acquisti. Complessivamente in questo periodo i macelli hanno incassati 803,6 milioni di dollari, il 46% in più rispetto a gennaio 2021. Secondo gli analisti, la crescita è legata da un lato all’aumento dei volumi e a quello dei prezzi medi (+16%). La Cina, nel dettaglio, ha acquistato 66.100 tonnellate di carne, ossia il 14,5% in meno dell’anno prima. Al contempo, gli Stati Uniti sono cresciuti del 526,3% a 17.200 tonnellate. Spicca l’Egitto, poi, che ha acquistato 18.900 tonnellate, ovvero il 318,7% in più.
Un patrimonio più magro per gli USA
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno visto una riduzione del proprio patrimonio bovino. Secondo il rapporto annuale del NASS (National Agricultural Statistics Service), il primo gennaio 2022 negli allevamenti statunitensi erano presenti 91,9 milioni di capi di bestiame, vale a dire il 2% in meno di un anno fa. Della mandria fanno parte 30,1 milioni di vacche da carne (-2%), 9,38 milioni di vacche da latte (-3%), 35,1 milioni di vitelli (-1%). NASS ha ricavato il dato intervistando una platea di 34.800 allevatori, fornendo tutti i dati sulla propria mandria. (art)
Foto d’archivio Shutterstock
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