USA, i problemi della carne si vedono nella disponibilità di pelli

USA, i problemi della carne si vedono nella disponibilità di pelli

È in una congiuntura complessa la zootecnia statunitense: anni di siccità e di riduzione delle mandrie si traducono, oggi, in conferimenti sotto la media. Cosa che, osserva la newsletter di LHCA (l’associazione dei trader e dei conciatori a stelle e strisce) si riflette nella disponibilità di pelli. “Nel 2024 sono stati processati solo 31 milioni di capi di bestiame: vuol dire 1,2 milioni animali in meno, per lo più mucche e tori. È il risultato peggiore dal 2014/2015”.

 

 

I problemi della carne

Uno dei fattori, dicevamo, è la siccità. Così come le scarse precipitazioni del 2013/14 obbligarono gli allevatori a ridurre le mandrie e arrivare nel 2015 al record negativo di conferimenti, così il periodo siccitoso iniziato nel 2023 ha portato al pessimo 2024. Anche il patrimonio bovino del Paese, stando ai dati del dipartimento per l’Agricoltura (USDA), ha toccato nell’anno un record negativo: con 86,7 milioni di capi, è “ai minimi degli ultimi 30 anni”. Il 2025 non andrà meglio: “Si prevede un ulteriore calo del 3-4% – si legge nella newsletter – per un totale di circa 30 milioni di animali”. Già, perché in ballo c’è anche il secondo fattore di difficoltà: la discrepanza, in una cornice di costi operativi in aumento, tra il prezzo del bestiame, in crescita, e quello della carne al dettaglio. È una tenaglia che mette in difficoltà anche i macelli, oltre gli allevatori, e che si ripercuote sulla disponibilità di pelli grezze.

Foto Shutterstock

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