Allarme second hand nella moda: è diventato il nuovo lusso?

Allarme second hand nella moda: è diventato il nuovo lusso?

Se pensate che “moda di seconda mano” e “abiti usati” siano la stessa cosa, vi sbagliate. Si, perché grazie a piattaforme come Vestiaire Collective o Vinted siamo ormai lontani dall’idea di usato come punto di riferimento per tutti quelli che hanno necessità di acquistare abiti a prezzi inferiori rispetto alla media. Nonostante si moltiplichino i brand che adottano la strategia del riuso – Ikea è stato l’ultimo a lanciare un servizio per vendere mobili dismessi –, la sensazione è che il second-hand (soprattutto nella moda) sia diventato un mercato del lusso vero e proprio. Con annesse frodi, costi operativi elevati e sottomissione ai trend, come spiega il Financial Times.

Il second hand è diventato il nuovo lusso?

Che il mercato del second hand non sia più una novità è un dato di fatto. Secondo ThredUp, piattaforma specializzata in shopping di seconda mano, il mercato globale dell’usato è destinato quasi a raddoppiare entro il 2027, tre volte più velocemente rispetto al mercato dell’abbigliamento nuovo. Come ricorda la testata britannica, siamo quindi di fronte a un fenomeno che si è, però, trasformato. La vendita di abiti usati è sempre esistita, ma nel tempo si è convertita da prerogativa di chi acquistava solo in una certa fascia di prezzo a trend globale, soprattutto grazie ai social e alla nascita e allo sviluppo di marketplace come Vestiaire Collective  o Vinted. Queste piattaforme, su cui inizialmente si scambiavano prodotti usati, sono diventate vere e proprie boutique.

 

 

I rischi nascosti

Ma non è tutto oro quello che luccica. Financial Times, infatti, sottolinea le insidie che il mercato del second hand nasconde. Intanto i costi operativi, che sarebbero altissimi. Poi il rischio di incappare in prodotti contraffatti che potrebbero danneggiare l’immagine del marchio. Senza dimenticare il prezzo, soprattutto se parliamo di moda di fascia alta, che oscilla in base alle tendenze del mercato. Per intenderci, da qualche anno a questa parte i negozi di abiti di seconda mano si sono in un certo senso “imborghesiti” fino a diventare il punto di riferimento di un particolare consumatore tipo, Generazione Z compresa. Tra l’altro, quello che era nato come un servizio che guarda al riuso per il bene del pianeta, si è rapidamente adattato ai ritmi della moda – diventando schiavo dei trend e del fast fashion. Con buona pace della sostenibilità. (dc)

Foto Shutterstock

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