Per Maria Grazia Chiuri è tutta colpa di un pregiudizio: “L’idea che il frutto del lavoro delle mani abbia meno valore di quello della testa rimane forte”. Per questo pregiudizio, intanto, l’artigianato è a rischio: perché in Italia, ma lo stesso problema si registra in Messico e India, i mestieri della moda stanno svanendo. Tranne in Francia, appunta la stilista di Dior: perché Oltralpe li sanno ancora valorizzare.
L’artigianato è a rischio
Per questa ragione, spiega Chiuri a Le Figaro, la sfilata organizzata da Dior in Puglia “vuole donare una speranza agli atelier, ai manifatturieri, agli artigiani, all’industria della moda in generale, particolarmente toccata dalla crisi”. La location, dunque, porta con sé un messaggio. La scelta è “un modo soprattutto per celebrare l’artigianato e le tradizioni della Puglia – confida la stilista –, alle quali sono sinceramente attaccata. Le tradizioni di questa regione rischiano di svanire nell’oblio”. Ma non è un problema solo pugliese.
Il peso dei pregiudizi
Per molti dei mestieri legati alla manifattura della moda si tratta “tradizionalmente di lavori fatti da donne in casa – spiega Chiuri –. Un lavoro domestico, non artistico”. Un ruolo che non gode di alcun prestigio sociale, al punto che “queste donne non pensano che il loro lavoro possa godere di considerazione – continua –, che il loro savoir faire meriti di essere trasmesso, che possa essere remunerato”. Moltiplicato il fenomeno su scala globale, il risultato è che “l’artigianato resta poco apprezzato: è il caso dell’Italia, ma anche del Messico e dell’India”. È così dappertutto? Non proprio: “La Francia fa eccezione – ammette la stilista –: i francesi si interessano ai mestieri d’arte, li rispettano, li integrano nella loro cultura e hanno a cuore la trasmissione delle maison storiche”.
Intanto, Covid
Come se non bastasse, nel frattempo si è scatenata la pandemia. “Quanto a questa crisi senza precedenti – conclude Chiuri –, non cambierà né i miei valori né il modo di pensare. La mia organizzazione, certo. Ma non credo di poter lavorare in maniera diversa, dopo quarant’anni. Non sono una designer digitale, sono una designer artigianale. Mi adatto quando necessario, ma ai miei occhi nulla può rimpiazzare una vera sfilata”.
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