Il lusso c’è, ma si vede poco. Nella classifica BrandZ 100 Most Valuable Brands 2020, dominata da Amazon, sono presenti solo 4 marchi: Louis Vuitton, Chanel, Hermès e Gucci. Complessivamente, il settore è cresciuto del 3% e vale 176,8 miliardi di dollari. Ma anche il dato positivo risulta al ribasso: nell’edizione 2019 la crescita percentuale era del 29%. Oltre a Gucci, marchio italiano ma controllato dai francesi di Kering, l’Italia è rappresentata solo da Prada, al decimo posto della specifica classifica del luxury.
BrandZ 100 Most Valuable Brands 2020
Amazon, Apple, Microsoft e Google, in rigoroso ordine, sono i brand in fuga. Tra i primi 50 marchi troviamo alla posizione 19 Louis Vuitton (+3 rispetto alla precedente classifica) con una valutazione di 51,78 miliardi di dollari. Al 34esimo posto c’è Chanel (-3 sul 2019) con 36,12 miliardi, mentre al 39esimo figura Hermès (-2), con 33 miliardi di dollari. Alla casella 49 si legge il nome Gucci (+3), con 27,2 miliardi di valutazione. Nella classifica troviamo anche Nike alla posizione 21 (stabile sul 2019) con 50 miliardi di dollari, mentre Zara galleggia alla 57 (+4) e Adidas arranca alla 92 (+8). Nella graduatoria dei gruppi apparel si trovano le new entry Puma e Massimo Dutti.
Tendenze
Nella classifica riservata al lusso la performance migliore è quella di Saint Laurent, che guadagna l’11%, mentre la peggiore è quella di Burberry, che perde il 18%. Nel commento alla pubblicazione si legge come il lusso non produca più articoli destinati alle occasioni d’uso dei clienti facoltosi (cerimonie, serate di gala, ecc.). Al contrario, l’alta gamma ha “prodotto più articoli per le esigenze della vita quotidiana”. Allo stesso tempo le persone hanno indossato i prodotti griffati non per ostentare la propria ricchezza, ma per esprimere l’individualità: “Ecco chi sono io”. Non manca il riferimento al lusso integrato nella società, come dimostrato dalle collaborazioni Louis Vuitton con Supreme e la nascita di Fenty all’interno di LVMH. E nemmeno il riferimento al fenomeno athleisure, che spesso si declina in lusso accessibile. Infine, il report ricorda il boom dei consumatori cinesi. “L’influenza dei giovani consumatori ha continuato a modellare la categoria del lusso, nonché la definizione stessa di lusso” scrive il report. (mv)
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