È un periodo molto intenso e difficile per il gruppo PVH che sta rivoluzionando Calvin Klein e riorganizzando Tommy Hilfiger. Ma nonostante le turbolenze, il colosso americano ha registrato nel quarto trimestre vendite e utili migliori del previsto, chiudendo l’anno fiscale con un aumento del fatturato dell’8% arrivando a quota 9,66 miliardi di dollari. Per Tommy Hilfiger le entrate sono aumentate del 12% (+10% a cambi costanti) rispetto al 2017, mentre per Calvin Klein l’incremento è stato dell’8% (+7% a cambi costanti). +1%, infine, per Heritage Brands. L’utile netto del gruppo è passato da 536,1 a 744,6 milioni di dollari. Per l’esercizio in corso PVH prevede un incremento delle entrate di circa il 4% (circa il 5% a valuta costante) rispetto al 2018. Soddisfatto dei risultati Emanuel Chirico, presidente e ceo del gruppo che, forte di questa positività, può buttarsi a testa bassa sui progetti di trasformazione di Calvin Klein e Tommy Hilfiger. Il primo ha incassato il divorzio con il direttore creativo Raf Simons, l’interruzione della linea premium e la relativa chiusura degli store. Tommy Hilfiger, invece, viaggia a vele spiegate e nel 2019 potrebbe superare i 4 miliardi di dollari di fatturato. Nonostante questo, lunedì 25 marzo sono state abbassate le serrande dello store di 2.000 metri quadri a New York e il 28 aprile verrà chiusa la boutique di Miami, gli unici due negozi “full price” del brand nell’area Nord America. Perché? “Ci concentreremo su esperienze retail e partnership in linea con le esigenze delle nuove generazioni di consumatori nordamericani, sempre più digitally oriented” ha detto a WWD Daniel Grieder, ceo di Tommy Hilfiger Global e di Pvh Europe. (mv)
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