I fornitori della moda, concerie comprese, “o alzano i prezzi o chiudono”. Lo dice Carlo Capasa (presidente CNMI – Camera Nazionale della Moda Italiana) al quotidiano La Verità, in una lunga intervista pubblicata nell’inserto Verità&Affari. Lo dice soffermandosi sul problema (pesantissimo) dei costi dell’energia elettrica nella filiera della moda. Un aumento che colpisce soprattutto chi sta a monte, produce materiali “e ha di solito un costo dell’energia che impatta del 10% rispetto al suo costo di produzione” sottolinea Capasa. Che fare, quindi, a fronte di un’emergenza che ha superato il livello di allarme?
O alzano i prezzi o chiudono
“Normalmente, un produttore di materiali, di tessuti o una conceria, ha un costo dell’energia che impatta del 10% rispetto al costo di produzione. Se questo costo si sposta addirittura al 20/30% o queste aziende chiudono o devono alzare i prezzi” dice Capasa- Il quale sottolinea come poi, inevitabilmente, tutto ciò vada a incidere sul prezzo del prodotto finito. Quali soluzioni? Capasa ne indica due. Primo: le aziende devono cercare al massimo di risparmiare e ottimizzare i consumi. Secondo: occorre “ragionare col Governo cercando la possibilità di calmierare questi costi per quelle filiere come la moda”.
A proposito di Russia
Quanto alla Russia, il presidente di CNMI (nella foto Imagoeconomica) conferma lo scarso peso dell’export diretto del fashion made in Italy. In altre parole: 1,5 miliardi di euro (2,3% sul totale export), a cui aggiungiamo i 250 milioni spesi dai russi in Italia. Mentre altri 250 milioni rappresentavano l’export verso l’Ucraina. Poi, però, sottolinea come a risentire della situazione siano soprattutto alcune PMI particolarmente esposte, citando il distretto calzaturiero marchigiano “che esporta quasi il 70% in Russia”. Vero: nelle Marche (e non solo), come abbiamo scritto spesso nelle ultime settimane, ci sono aziende che hanno un’esposizione sostanziale verso Mosca. Ma il 70% sul totale rappresenta una percentuale spesso diffusa, ma molto distante dalla realtà. Infatti, secondo la scheda regionale Assocalzaturifici relativa al primo semestre 2021, l’export verso la Russia rappresenta l’8,3% del totale esportato dalle Marche. (mv)
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