La moda superlusso non vacilla. L’haute couture ha (o è lei stessa) l’antivirus alla crisi e sembra incurante di ciò che le accade intorno. “A livello globale, l’alta moda sta andando bene”, dice Sidney Toledano, presidente della Chambre Syndicale de la Haute Couture, alla vigilia della Paris Couture Week, in programma dal 24 al 27 giugno. Alla manifestazione parteciperanno 30 maison che presenteranno le collezioni invernali 2024/2025. I problemi – semmai – sono altri e c’entrano poco con il contesto geoeconomico. Per esempio: la capacità produttiva connessa alla scarsa reperibilità di personale specializzato.
Non c’è crisi per l’haute couture
Sulla polarizzazione della moda e del lusso, ormai non ci sono più dubbi. I VIC (Very Important Client), corteggiati dalle griffe, continuano a spendere. Anche l’alta moda lo conferma. “A queste persone piace investire in prodotti di altissima qualità” afferma Toledano a WWD. Questo si traduce in acquisti di alta gioielleria e alta pelletteria, così come per i prodotti beauty. Secondo il consigliere di Bernard Arnault, ex CEO di Christian Dior Couture e LVMH Fashion Group, quale sarebbe, quindi, il problema maggiore dell’haute couture? I limiti della capacità produttiva. “È la sfida più grande per le case di moda, che devono reclutare e formare sarte e sarti sempre più specializzati al fine di ridurre i tempi di evasione per soddisfare una marea di ordini da soprattutto parte di clienti in Europa, America, Asia” sostiene Toledano.
Eccellenza e alta qualità
“In termini di immagine – continua Toledano – è il modo migliore per una casa di moda di dimostrare l’eccellenza e l’alta qualità“. Ai marchi europei con una lunga storia alle spalle e una ottima reputazione, l’alta moda offre la possibilità di potersi differenziare. Non tutti i marchi possono fregiarsi di appartenere ad una ristretta schiera di maison di alta moda. Quelli che, per esempio, in Francia devono rispettare i rigidi requisiti imposti dal Ministero dell’Industria.
L’immunità dell’alta moda
Gli investimenti delle griffe per sviluppare e, poi, presentare una collezione haute couture vengono spesso ripagati in termini di vendite e di immagine. Pascal Morand, CEO della Fédération de la Haute Couture et de la Mode, ritiene che l’alta moda sia “meno sensibile alle variazioni del potere d’acquisto rispetto ad altri settori o ad altri segmenti che dipendono dalla vendita all’ingrosso”. Lo stesso Morand esprime fiducia nelle prospettive a medio e lungo termine del settore, a cominciare dalla stagione autunnale 2024. (mv)
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