Cuneo fiscale, difesa del made in Italy, relazioni commerciali internazionali, sostenibilità, competitività. Claudio Marenzi approfitta dell’Assise generale di Confindustria Moda (“la prima dalla nascita dell’organizzazione nonché la mia ultima da presidente”, ironizza) per spiegare gli obiettivi politici che si pone la sigla che rappresenta il fashion industry nostrano. All’Assise, tenutasi all’università Bocconi di Milano il 26 giugno, Marenzi ha detto di voler dare voce non solo alle aziende che guidano lo stato di salute del comparto, ma soprattutto a quelle “del semilavorato e della subfornitura” che, quando “la crescita non è per tutti”, soffrono di più.
I numeri
Innanzitutto i trend economici. Confindustria Moda, sigla che riunisce le 7 associazioni confindustriali del tessile-moda, calzatura, pelletteria, concia, pelliccia, oreficeria e occhialeria, riporta per la filiera un 2018 all’insegna della positiva stabilità: nell’anno il giro d’affari è cresciuto complessivamente dello 0,7%, toccando i 95,5 miliardi di euro. L’export (+2,7% per 63,4 miliardi) si conferma vocazione primaria delle aziende del made in Italy, mentre pur a fronte dell’import in crescita (+3,6%), il saldo commerciale si attesta in area positiva (28,1 miliardi, +1,5%). In seguito a un 2018 che per la concia si è dimostrato faticoso, il comparto moda nel suo complesso ha approcciato il 2019 con uno slancio ancora tendente al positivo. Il primo trimestre segna un aumento del 5,6% del fatturato estero, con picco del +9,9% del saldo commerciale.
I punti di Marenzi
“Insieme si compete meglio – può commentare Claudio Marenzi –. Negli ultimi anni abbiamo lavorato tutti insieme per fare sistema e aiutare industrie diverse, ma con problemi simili. Siamo l’unica filiera completamente integrata a monte e a valle. Abbiamo tante sfide davanti a noi, la formazione, la tutela e il Made in, la ricerca di una semplificazione del fisco, la riduzione del costo del lavoro, la lotta alla contraffazione e lo sforzo per la sostenibilità”. Per dare maggiore voce al comparto anche in sede comunitaria, Marenzi auspica che un’analoga sinergia possa realizzarsi anche a Bruxelles tra le associazioni di rappresentanza come Cotance ed Euratex.
Unisono
L’assise, dall’evocativo titolo Unisono – Strategie di squadra per crescere insieme, ha permesso anche ai presidenti delle associazioni che animano Confindustria Moda di confrontarsi pubblicamente sui temi d’attualità. E se, allora, Riccardo Braccialini (Assopellettieri) ha potuto considerare come “la pelletteria rimanga uno dei migliori performer in Italia”, pur in un contesto di crisi che “spaventa”, Annarita Pilotti (Assocalzaturifici) ha rimproverato la lentezza di risposta della politica italiana: “Ho mostrato al ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, due décolleté – ha raccontato – una fabbricata in Cina per 35 dollari, comprensivi di utile per il produttore, e l’altra in Italia per 80 euro. Dobbiamo comprendere che se non interveniamo sul costo del lavoro, non siamo più competitivi” (clicca qui per vedere il video).
Sostenibilità
Gianni Russo, presidente di UNIC – Concerie Italiane, ha invece potuto ricordare come l’industria della pelle sia apripista sul tema della sostenibilità, uno dei capisaldi di Confindustria Moda: “È un fattore fondamentale – le sue parole –, sul quale lavoriamo in collaborazione con altre associazioni già da prima della costituzione di Confindustria Moda. Ora dobbiamo accelerare. Il nostro ingresso nel capitale di un’eccellenza come Sicit dimostra il nostro interesse alla sostenibilità e alla circolarità della nostra industria”.
Foto La Conceria | G. Mitter