A settembre, Alberta Ferretti, fondatrice e direttrice creativa del suo brand, aveva comunicato la decisione di ritirarsi dalle passerelle. Ieri (15 ottobre), Gruppo Aeffe ha nominato Lorenzo Serafini come suo successore. Serafini fa parte dell’azienda dal 2014, da quando è direttore creativo della linea Philosophy by Lorenzo Serafini, già nel portafoglio di Aeffe. Il gruppo ha definito una strategia che prevede, a partire dalla stagione autunno/inverno 2025, l’integrazione della linea Philosophy all’interno di Alberta Ferretti. Una scelta conservativa, in continuità col passato e che dice parecchio del nuovo che non avanza (stilisticamente) in questa fase storica della moda.
Le ragioni del cambio di guardia
Lorenzo Serafini (nella foto tratta da Instagram) è arrivato in Aeffe dieci anni fa, dopo che Alberta Ferretti gli aveva affidato la linea Philosophy, fondata nel 1984 e da lei precedentemente diretta. Serafini porta in dote gli stessi codici stilistici del marchio di Alberta Ferretti. Romanticismo declinato attraverso femminilità e sensualità. Per le sue collezioni, il creativo si è spesso ispirato alle muse del passato, facendo sempre attenzione a creare capi portabili e per la donna contemporanea. Il suo arrivo da Alberta Ferretti, quindi, appare più come una promozione. Gruppo Aeffe, infatti, per unire tutto il potenziale di Serafini, ingloberà la linea Philosophy proprio nel marchio madre.
Giocare in difesa conviene?
Da quando Serafini è arrivato da Philosophy, le vendite sono più che raddoppiate. Il nuovo ruolo che gli è stato conferito però, conferma la tendenza del lusso di affidarsi ai soliti nomi. Nelle ultime settimane il valzer dei direttori creativi si è intensificato, a partire da Kim Jones che ha lasciato la direzione di Fendi, fino a Hedi Slimane che è uscito invece da Celine. I conglomerati del lusso, per tutta risposta, continuano a puntare su designer di lungo corso, come è successo proprio per Celine con la nomina di Michael Rider che torna dopo averci lavorato per dieci anni.
Il nuovo che non avanza
Il continuo cambio dei direttori creativi – che spesso crollano dopo i primi dati negativi – sembra essere una delle cause della crisi del lusso. Il settore ha provato in passato ad affidarsi a giovani nomi senza un grande expertise. Tornare a scegliere designer che hanno alle spalle esperienze decennali, potrebbe aiutare con i prodotti. Se però l’esperienza da un lato aiuta, dall’altro rischia di tramutarsi in un’immobilità creativa, che impedisce la lettura dei bisogni delle giovani generazioni. Ancora una volta, la risposta potrebbe essere nel mezzo. (dc)
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