Crisi della filiera italiana della moda: il Governo si muove. Ma per Confindustria Moda – presente il 6 agosto scorso al quinto incontro del Tavolo Permanente della Moda (foto a sinistra) – non basta. “Si deve fare di più per sostenere le aziende e salvaguardare know-how e posti di lavoro” afferma in una nota Claudia Sequi, portavoce della federazione che rappresenta la filiera italiana della pelle e dell’accessorio. Per Assocalzaturifici, Assopellettieri, AIP – Associazione Italiana Pellicceria e Unic – Concerie Italiane, infatti, i dati peggiorano e allontanano una ripartenza del settore a breve.
Le azioni del Governo
“Ci siamo impegnati ad assicurare insieme ad ABI (Associazione Bancaria Italiana) la rimodulazione dei prestiti bancari”, spiega Adolfo Urso, titolare del MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy, foto a destra). Ma anche “a garantire alle imprese del settore l’utilizzo a pieno delle risorse per gli ammortizzatori sociali e a introdurre una misura saldo e stralcio in merito all’annosa questione dei crediti di imposta. Inoltre, siamo al lavoro per promuovere sui mercati internazionali il settore della moda”. Infine, “con i decreti attuativi del DDL Made in Italy stiamo sostenendo l’economia circolare”.
Circolarità e transizione green
Urso ha ribadito “che l’impegno è quello di dare attuazione alla legge sul Made in Italy”. Legge che “all’articolo 10 punta a valorizzazione la filiera delle fibre tessili naturali e provenienti da processi da riciclo in cui si prevedono misure incentivanti a favore del comparto e per il settore conciario. Il decreto attuativo è in fase di concertazione”. Inoltre, “in materia di transizione green, il MIMIT sta monitorando il Regolamento Ecodesign, entrato in vigore da poche settimane, che introduce requisiti minimi di ecoprogettazione per ogni tipologia di prodotto. A riguardo, il Ministro, ha annunciato che è stata avviata un’interlocuzione con il MEF per realizzare uno strumento agevolativo tramite voucher già nella prossima Legge di Bilancio. Alla ripresa della pausa estiva il Ministero invierà un questionato alle imprese del settore per capire il quadro dei fabbisogni e delle necessità produttive derivanti dall’applicazione di questo regolamento al fine di sviluppare misure attuative”.
Si deve fare di più
“Apprezziamo l’intervento del Governo a sostegno della moda in generale e della nostra filiera, che costituisce un unicum a livello mondiale, ma si deve fare di più – commenta Sequi -. La crisi del sistema moda ha raggiunto vette inesplorate. Le aziende non ce la fanno e rischiano di chiudere. Senza l’intervento del Governo la tenuta del sistema è a repentaglio. Rischiamo di perdere competenze e qualità e, con esse, decine di migliaia di posti di lavoro. Come ultima conseguenza, rischiamo di perdere il made in Italy”. I numeri della filiera lo dimostrano. Nel mese di maggio l’export è sceso del 10% rispetto a maggio 2023. Ciò vuol dire che nei primi 5 mesi 2024, le vendite all’estero sono scese dell’8,5% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. Di contro, nei primi 6 mesi la richiesta di Cassa Integrazione è salita del 138,5% sul primo semestre 2023.
La preoccupazione di CNA e Confartigianato
Anche CNA e Confartigianato hanno diramato un comunicato stampa congiunto nel quale evidenziano la “preoccupazione sul fronte degli ammortizzatori sociali”. Ma anche la mancata risposta alla richiesta di sospensione dei versamenti contributivi ed erariali per le imprese del settore. “Conclusa la fase di risposte emergenziali – sottolineano le due confederazioni – sarà necessario rafforzare il sistema produttivo a partire dalle filiere”. (mv)
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