Il lusso sta diventando sempre più inaccessibile? I prezzi dei suoi prodotti sono alle stelle dopo i continui aumenti operati dalle griffe per mettere al riparo gli utili dai maggiori costi e dall’inflazione. Per esempio, Hermès ha detto che nel 2023 aumenterà i prezzi in percentuale maggiore rispetto al solito. Anche il CEO di Gucci, Marco Bizzarri, è stato sibillino nel rispondere a una precisa domanda sui prezzi al Milano Fashion Global Summit 2022. Il trend, però, non riguarda solo il lusso. Anche le catene del fast fashion hanno aumentato i prezzi in un’ottica, dicono, di “sostenibilità”. Tutta la moda, insomma, costa di più. Ma fin dove arriverà questa escalation?
Dove arriverà questa escalation?
Secondo il sito web di analisi e marketing Edited, citato da Nss Magazine, i prezzi medi globali del lusso sono ai massimi degli ultimi quattro anni. In media sono cresciuti del 7% rispetto al 2020 e addirittura del 25% sul 2019. I capispalla donna sono la categoria più cara, con un prezzo medio di 3.395 dollari e un aumento del 20% rispetto al 2019. I prezzi delle sneaker maschili sono cresciuti del 10% rispetto al 2019 con Louis Vuitton che detiene lo scettro della griffe più cara. Una borsa da donna di un marchio di lusso negli Stati Uniti costa in media 2.475 dollari, +27% sul 2019. Ma anche il prezzo dei prodotti entry level e basic sono cresciuti. Quattro anni fa una t-shirt in cotone con il logo Prada costava 740 dollari. Oggi ne costa 924. E di questa escalation non si vede, oggi, la fine.
Nuovi aumenti in arrivo
Negli anni passati, Hermès aumentava i prezzi dell’1,5-2%. Quest’anno l’aumento è stato di circa il 4%. L’anno prossimo questa percentuale salirà tra il 5 e il 10%. Il CEO di Gucci Marco Bizzarri ha escluso aumenti di prezzo dei prodotti già sul mercato. Poi ha precisato che, facendo riferimento a un mix di prodotti (tra vecchi e nuovi), il prezzo potrebbe salire.
Prezzi in salita anche nel fast fashion
Non è solo il lusso ad aumentare le quotazioni dei propri prodotti. Secondo un’analisi Lectra, gli scontrini europei di rivenditori come Zara, Uniqlo e Mango sono cresciuti dell’8% in media negli ultimi anni. Per esempio, quelli praticati da Zara hanno raggiunto il +11%, per un prezzo medio di 40 euro. Il motivo: le politiche energetiche e di sostenibilità del lavoro impongono un posizionamento più alto. Nel fast fashion più accessibile e aggressivo, per ora, resistono i listini di Shein e Primark. Ma, allo stesso tempo, rimangono grossi dubbi sulla sostenibilità delle loro produzioni. Le quali, però, per migliaia di consumatori restano l’unica opzione praticabile di acquisto. (mv)
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