Hedi Slimane, come da tante parti si dice? Sì, certo, “è molto talentuoso”. Ma per Domenico De Sole (81 anni, in foto d’archivio Imagoeconomica) a Gucci non serve una celebrità. Dopo l’addio di Sabato De Sarno e nel pieno di una crisi economica, la priorità è che il prossimo direttore creativo “sia bravo”. Il manager, che in Gucci è entrato nel 1984 e ne è stato CEO dal 1994 al 2004, con Milano Finanza Fashion parla a tutto tondo della congiuntura del lusso. Qui ci preme concentrarci sulla sua prospettiva per il brand ammiraglio del gruppo Kering. De Sole si dice ottimista. Innanzitutto, perché è in ottime mani: quelle di Francesca Bellettini e Stefano Cantino.
A Gucci non serve una celebrità
Dunque, De Sole non compila l’identikit del suo designer ideale. Ma identifica la principale qualità che deve avere: “Deve essere molto bravo. Tom Ford (col quale ha lavorato in coppia in Gucci e non solo, ndr) non era famoso, nessuno lo conosceva – sono le sue parole –. Il punto è trovare qualcuno di grande talento. Se sia celebre o no, non importa”. È il caso di Slimane? L’ex CEO non si sbilancia. “È molto talentuoso. Lo conosco bene sin da quando acquisimmo YSL per Gucci Group. Noi volevamo rimanesse, ma lui avrebbe preferito diventare direttore creativo, incarico che affidammo a Tom. Poco dopo Slimane fu assunto da Dior Homme”.
Intanto, è in buone mani
“Voglio che Gucci sia il miglior brand: sono molto ottimista”. Di questi tempi, una tale dichiarazione di positività è quasi sorprendente. Ma De Sole spiega di avere due buone ragioni per vedere la luce in fondo al tunnel. “Primo, perché hanno una buona leadership. Francesca Bellettini, deputy CEO di Kering, è spaventosamente brava, ha lavorato per me da Gucci. E il brand ha una fantastica recognition, penso che stiano avendo un momento difficile ora. Ma credo in Francesca come anche in Stefano Cantino, il nuovo CEO”.
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