Nel complesso, i fondi stanziati per il made in Italy (in tutte le sue accezioni) sono 1,3 miliardi. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ci tiene a precisare che il Patto per l’Export, il pacchetto di misure a sostegno del prodotto italiano sui mercati internazionali, non sottovaluta le esigenze del fashion. Anzi. “La moda è un settore trainante e maturo – ha detto nel corso della conferenza online organizzata da RCS Business Academy –. Abbiamo sottoscritto il Patto con sette ministeri e con le associazioni di categoria, incluse quelle che rappresentano il comparto fashion. Ora possiamo aiutare le imprese ad affrontare il nuovo mondo, quello post-pandemia da Coronavirus”.
Il Patto per l’Export
Il piano interviene su più campi, illustra Di Maio, identificati nel corso dei dialoghi con le associazioni, fornendo strumenti ad hoc. Quali sono quelli per la moda? “Il primo riguarda la comunicazione e la promozione del sistema Paese – spiega il ministro –. Prepariamo una campagna su scala globale da 50 milioni di euro. Le ambasciate e i consolati sono la casa delle imprese italiane, dove queste trovano una sponda per la penetrazione su mercati internazionali”. Di Maio afferma che ulteriori campi d’azione riguardano le fiere e l’e-commerce: “Aiuteremo le prime nelle spese per permettere ai buyer internazionali di tornare in Italia”. Non solo, anche nella transizione tecnologica, perché “non sono più eventi solo dal vivo, ma sempre più virtuali”. A proposito di digitalizzazione, il Patto prevede interventi su “marketplace settoriali, non da creare da zero, perché sarebbe impossibile resistere alla concorrenza, dove le imprese possano proporre i prodotti”.
Il sostegno finanziario
Il pacchetto di misure individuato dal ministero degli Esteri prevede anche l’estensione del fondo di garanzia Simest per il credito agevolato. “Uno strumento già previsto per andare all’estero, ora esteso anche per penetrare nei mercati UE – continua Di Maio –, dove abbiamo infrastrutture e contatti con i buyer e che sono maturi”. La Farnesina non perde d’occhio il valore della frontiera orientale: “Nei prossimi anni il PIL mondiale si sposterà in Cina e Asia. Dobbiamo intercettare questi mercati, sempre in un regime di reciprocità, tipo sulla questione di tutela dei marchi”.
Futuro prossimo
Il Governo si appresta agli Stati Generali indetti dal premier Conte. Che cosa c’è da aspettarsi per la moda? “Per il made in Italy auguro che si parli di meno tasse e di meno burocrazia – risponde Di Maio –, perché è vero che sono cose di cui si parla da 20 anni, ma ora ce n’è bisogno più che mai”. In questa difficile primavera di Fase 2 e 3 per la manifattura e di eventi a singhiozzo per le restrizioni da social distancing, il ministro osserva che “è molto importante che nelle prossime settimane si possano dare segnali importanti di vitalità”, perché per l’alta moda l’Italia rimane, da tutti i punti di vista, un riferimento internazionale.
Foto Imagoeconomica
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