Maria Grazia Chiuri rinnova il suo inno femminista. “Voglio fare abiti dove tutti i corpi stiano bene. Mai come ora questo è il sentire della vita”, ha dichiarato la stilista di Dior a margine della sfilata svolta a Parigi ieri, 29 settembre 2020. Un défilé emozionante messo in scena in una sorta di moderna cattedrale allestita in una tenda alle Tuileries. Uno spazio completamente nero illuminato da finestre gotiche col sottofondo di un coro a cappella esclusivamente femminile. Quello di Dior è stato un vero e proprio “rituale fashion”, come lo ha definito Chiuri. Una cerimonia composta da 81 look che hanno spaziato attraverso differenti universi stilistici, in una mescolanza di culture, tessuti, trame ricamate.
Gli abiti
Gli abiti ampi, le camicie, le giacche-kimono avvolgenti sono chiuse in vita da sottili cinture di pelle a doppio giro, uno intrecciato e uno no. La morbidezza la ritroviamo anche in leggere giacche in camoscio arricchite da un minuzioso ricamo floreale. Materiali soffici e leggeri, come lino, cotone, maglia e chiné, si mischiano a tessuti più strutturati per creare patchwork quasi poetici. “Un dialogo tra due tessuti in un collage, per creare un guardaroba molto personale”, spiega la stilista.
Gli accessori
La classica tote bag squadrata di Dior è proposta in vari tessuti patchwork e, soprattutto, in cuoio. Molti accessori sono arricchiti da nappe, righe, motivi paisley e ikat. I volumi variano dal maxi al micro, passando dalle borse a spalla fino alle bustine da portare a mano. Ai piedi sandali flat in pelle, ballerine, infradito minimal.
Comodità
“Penso che ora il nostro rapporto con i vestiti sia completamente diverso rispetto al passato — ha spiegato la designer di Dior —. Abbiamo meno vita pubblica e più vita privata”. E a causa della “pandemia abbiamo un rapporto differente con il nostro corpo, per prendercene cura e proteggerlo. E quello con i vestiti è maggiormente privato e più intimo. Stiamo vivendo un momento di distanziamento sociale che può essere deprimente. Quindi le persone, per sentirsi meglio, hanno bisogno che la moda dialoghi con loro”. Per questo Chiuri ha scelto forme morbide e comode. “L’abito vive in uno spazio più intimo e richiede un diverso confort e attitudine”.
Inno femminista
Maria Grazia Chiuri si è ispirata all’arte del collage di Lucia Marcucci. E le ha reso omaggio con un film (che ha preceduto il fashion show), realizzato in esclusiva per Dior. Lo ha diretto la regista italiana Alina Marazzi, autrice di documentari che esplorano la condizione e l’identità femminile. Lucia Marcucci ha poi dato vita ad un’installazione che ha fatto da scenario alla sfilata. Titolo: Vetrata di Poesia Visiva, un’opera ispirata alla dimensione sacra delle vetrate delle cattedrali gotiche, ma che mostra parole e riflessioni sulle donne.
Immagini tratte da vogue.it
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