La pandemia non si è abbattuta sulla moda colpendo tutti in maniera uniforme. C’è anche chi (pochi per la verità) è cresciuto. Si tratta di brand e insegne retail. Per loro il Coronavirus è stato un volano di crescita, grazie alle nuove abitudini dei consumatori. Per non parlare degli e-tailer.
Brand e insegne
L’esempio lampante è quello di Dr. Martens. Il marchio britannico ha perfino deciso di restituire i contributi statali ricevuti a sostegno del lavoro, perché da aprile alla metà di agosto i suoi ricavi sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo grazie alle vendite online. E che dire di Hoka One One, di Deckers Group, che nel periodo aprile-giugno ha registrato una crescita delle vendite del 37,1%? Per questo brand, il Coronavirus ha avuto un effetto positivo. Un risultato che ha portato il gruppo USA a chiudere il trimestre con un incremento dei ricavi del 2,3%. Un altro brand che sorride è Fila, di proprietà del colosso cinese Anta: nel primo semestre 2020 ha fatto registrare un aumento dei ricavi del 9,4% a 888 milioni di euro. Bene anche il produttore tedesco Ricosta, che ha incrementato la sua produzione di scarpe da bambino e l’e-tailer britannico Shoeaholics, che ha deciso di aprire negozi fisici, sfidando il lockdown.
Le eccellenze italiane
E l’Italia? Nel panorama mondiale del lusso, Bottega Veneta, pur con un calo delle vendite nel primo semestre (-9,5%), è uno dei marchi del settore che ha performato meglio durante questo sciagurato periodo. Segnali positivi sono arrivati dall’insegna al dettaglio Primadonna, che sta selezionando 150 persone da assumere, e da due calzaturifici marchigiani: Falc, che ha comprato il marchio Candice Cooper, e Santoni, che si è assicurato una vetrina nella prestigiosa Galleria di Milano. Investire durante una pandemia è una ricetta che non tutti hanno la forza di seguire. (mv)
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