La prima battaglia della lunga guerra fra John Galliano e Christian Dior Couture à andata allo stilista. Ieri una corte ordinaria parigina si è dichiarata competente a giudicare la vertenza che i legali dell’azienda avrebbero voluto trasferire al tribunale commerciale. Il difensore di Galliano ha eccepito che una corte del lavoro non avrebbe avuto esatta conoscenza delle complesse relazioni contrattuali, incluse quelle con Cheyenne Company, lo studio di consulenza di Galliano. Dior Couture possedeva anche il 91% dell’azienda denominata John Galliano, cui lo stilista era legato da clausole di esclusività. La corte ha quindi stabilito che Galliano ha rivestito un ruolo di consulenza piuttosto che di lavoro subordinato.
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La sentenza eleva il ruolo creativo di Galliano e non lo limita ai confini professionali dello “stilista”, accrescendo le prospettive di risarcimento. L’avvocatessa di Galliano, Chantal Giuraud-van Gaver, ha affermato che Galliano “non è un dipendente ordinario per la natura del suo ruolo e la sua notorietà”. Non ha poi fornito dettagli sull’ammontare cercato col risarcimento, ma ha precisato che siamo vicini ai 6 milioni di euro “se si considera che il guadagno annuale era di 3 milioni a cui va aggiunta la buonuscita”.
Al momento del licenziamento, Galliano guadagnava 1 milione di euro annuali da Dior, a cui andavano aggiunti compensi vari per 700 mila euro più varie provvidenze (spese per l’abbigliamento e apparizioni pubbliche). Galliano percepiva anche due milioni come direttore artistico del suo brand.
La causa affonda le origini nell’improvviso licenziamento dello stilista del marzo 2011 come direttore creativo di Dior. Galliano si rese tristemente famoso per una serie di insulti razzisti indirizzati agli ebrei, che procurarono il ritiro dalle vetrine dei prodotti Dior e da quelli a firma personale. “Sono un alcolizzato in riabilitazione da due anni” affermò al tempo prima di ricevere una multa dal giudice ed essere licenziato da Dior. (p.t.)