I motivi di fiducia della moda nel 2021 secondo Capasa e Marenzi

I motivi di fiducia della moda nel 2021 secondo Capasa e Marenzi

Il 2020 è stato una batosta. Secondo le stime, il coronavirus costa alla moda italiana il 27,6% del giro d’affari complessivo, per un business che si contrae a 65,4 miliardi di euro. Per intendere l’entità del danno, nel 2019 il valore si attestava intorno ai 90 miliardi, Non per questo mancano motivi di fiducia nel 2021. Carlo Capasa, presidente di CNMI (nella foto a destra), immagina che si possano gettare le basi della ripresa. Mentre Claudio Marenzi, ex presidente di Confindustria Moda e attuale presidente di Pitti Immagine, condivide che il fattore chiave sia il “revenge shopping”.

I motivi di fiducia

Stiamo entrando in una nuova era – spiega Capasa a MFF –, dove il primato del made in Italy va conservato e rilanciato per la prossima generazione. Siamo tutti più resilienti che mai”. Il 2020 è stato un duro colpo, dicevamo. Il dato consolidato da Camera Nazionale della Moda Italiana dice che nei primi nove mesi il calo è del 23% su base annua. Ciononostante, per l’anno appena iniziato CNMI valuta due scenari, entrambi di ripresa. “Il più favorevole prevede un fatturato di 75,6 miliardi (+15,5%)”, riporta MFF. Quello meno propizio, stima la crescita al 6%, per 69,3 miliardi. Il ruolo di ago della bilancia, of course, lo giocano la pandemia e i suoi possibili decorsi.

Il revenge shopping

Se le cose migliorano – conclude Capasa – la gente è disposta a fare quel revenge shopping a cui abbiamo assistito anche in Cina”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Marenzi. Il patron di Herno spiega a Il Sole 24 Ore come la moda si debba ristrutturare in chiave digitale e sostenibile. Ma la chiave di volta rimane la fiducia dei consumatori: “La ripresa spingerà la voglia di acquisti d’impulso”.

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