Il matrimonio tra Prada e Versace s’è fatto: quello stilistico no

Il matrimonio tra Prada e Versace s’è fatto: quello stilistico no

Questo matrimonio s’ha da fare. E così il giorno delle nozze tra Prada e Versace è arrivato. Un matrimonio meno costoso di quello che si pensava all’inizio, visto che alla fine Prada sborserà “solo” 1,25 miliardi di euro. E si è celebrata pure una festa nazionalpopolare, perché “Versace tornerà in Italia yuppy ye” (basta una sede legale per dirsi italiani?). Ma si sa, quando ti sposi qualcuno ti sposi la famiglia, il passato, i debiti, i rapporti e tutto quello che devi ancora scoprire. E così potrebbe succedere a Prada, che adesso ha nel portafoglio un marchio da studiare a fondo e agli antipodi della sua storia. Ma il paragone tra i due non ha senso: Versace dovrà essere rilanciato staccandosi – udite udite – da una parte del suo passato e senza essere “pradizzato”.

L’unione tra Prada e Versace

D’altra parte lo ha detto subito pure Lorenzo Bertelli, ieri, durante la conference call. “Molte persone potrebbero pensare che Versace sia molto lontano dall’estetica del nostro portafoglio di marchi. Credo che questo sia esattamente un punto di forza per il nostro gruppo, perché non ci sono sovrapposizioni in termini di creatività e in termini di clienti”. Come a dire, ci sposiamo, ma io il mio e tu il tuo. Ed è proprio questo il punto. Prada e Versace sono stilisticamente agli opposti. Come approccio, come visione, e pure come racconto che negli ultimi anni si è portato avanti. Venere e Nettuno, distanti anni luce. Non è quindi pensabile che Prada piegherà Versace alle sue regole in fatto di stile. Tuttavia – ed è qui il vero punto – toccherà proprio a Prada capire che immagine si vuole dare (adesso) di Versace.

 

 

Una lenta trasformazione?

Perché se Prada ha ancora Miuccia a presidiare lo stile, Versace ha già iniziato la lenta transizione verso il futuro. L’uscita di Donatella e la sostituzione con Dario Vitale (nuovo direttore creativo di Versace) sono più simili a un “commissariamento”. Che però potrebbe essere l’unica risposta giusta per rivitalizzare un marchio del lusso dal passato autorevole. Passato, appunto. Comprare Versace e tenere Donatella sarebbe stato impossibile. Per il rilancio di un marchio troppo ancorato al passato. Tra l’altro, Vitale potrebbe essere il primo a dimostrare che l’archivio non può più essere la risposta a tutto e che non è un’onta se ogni tanto qualcuno non vuole essere fedele alla storia di un marchio. O meglio: è necessario che lui parta dalle cause che hanno portato alla nascita del fenomeno Versace dalla figura di Gianni e da tutto quello che la storia si porta dietro, delitto e lacrime comprese. Ma questo metodo può – ce lo auguriamo – rimanere un metodo. Che non è più attuale. Il nuovo Versace dovrà prima capire chi vuole essere, quale target cliente raggiungere e che immagine dare di sé.

Ma gli accessori?

Quindi no, non ci sarà nessuna pradizzazione dello stile Versace. Ma torniamo al matrimonio. L’unico aspetto (legato allo stile) su cui Prada potrà esercitare il suo soft power riguarda gli accessori. Che poi sono il terreno inesplorato di Versace. E pure la scelta di uno stylist diverso. La scuola di Miu Miu sarà utile a Vitale per trovare la formula giusta. Io il mio e pure un po’ del tuo, dai. Ma anche in quel caso servirà “pazienza e disciplina” e pure un pizzico di contezza dei propri mezzi – metodo, di nuovo – per ricostruire Versace. E poi scopriremo se questa unione funziona o se va chiesto l’annullamento. O almeno la separazione. (dc)

Foto Versace

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