Il bilancio è, fin qui, amaro. Il revenge shopping non si è ancora visto. Non c’è stata la corsa agli acquisti, una volta terminato il lockdown, di un pubblico frustrato dalla clausura. Né in Cina, dove si nutrivano maggiori aspettative, tanto meno in Francia. Le speranze, forse, vale la pena indirizzarle, in prospettiva, verso la Germania. Perché ora l’effetto del Coronavirus sui consumi non è terminato.
Il revenge shopping? Non in Cina
“Il cosiddetto revenge buying, al momento, mi sembra un auspicio, o più cinicamente una pia illusione”, commenta Luca Solca con Panorama. L’analista di Bernstein, a proposito della Repubblica Popolare, riconosce che “la domanda cinese sarà la più dinamica nel corso dell’anno, perché la crescita macro-economica sarà molto più negativa in Europa e negli Stati Uniti”. Ma questo non vuol dire che nel principale mercato asiatico si faranno faville. Certi episodi, come il boom di Hermès alla riapertura, sono l’eccezione, non la regola: “Hermès è uno dei marchi più desiderabili, per i quali esistono lunghe liste d’attesa, ma è un caso particolare”. La pandemia si potrà dire conclusa, anche per il lusso, solo quando “dovesse arrivare il vaccino” considera Solca. Solo in questo caso “magari potremmo sperare in una sorta di euforia post-bellica”.
La tiepida Francia
In Francia il lockdown è terminato con una settimana d’anticipo rispetto all’Italia. La Fase 2 non è ancora, però, per tutti: i department store dalle dimensioni superiori ai 40.000 metri quadri non possono ancora riaprire. Per Galeries Lafayette e Printemps, dunque, se ne riparla il 10 luglio. Le boutique del lusso di Parigi, intanto, applicano la massima cautela e ricevono su appuntamento. Ma dalla rassegna stampa si apprende che, al momento, non si assiste al boom allo shopping: come a Milano, mancano i turisti.
È il momento della Germania
Ecco, in un contesto tale vale la pena, allora, accendere i riflettori sulla Germania. Il Financial Times riporta dell’aggiornamento dell’indice di fiducia delle imprese Zew, realizzato dal Leibniz Center for European Economic Research di Mannheim. La rilevazione sostiene che dalla fine dell’estate la situazione macro-economica potrebbe migliorare, malgrado per il pieno recupero ci vorranno due anni. Dal campione dei 202 operatori intervistati, si apprende che le migliori aspettative si nutrano proprio in Germania. La fiducia è in crescita, sia per fatti di psicologia di massa (l’alleggerimento del lockdown), ma anche per questioni economiche (il sostegno offerto dal Governo). Dal report Zew si deduce che l’economia tedesca possa uscire più rapidamente, tra quelle dell’Eurozona, dalla crisi. E magari saranno i tedeschi a far ripartire i consumi.
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