Imprese e brand uniscono le forze per rilanciare il made in Italy

Imprese e brand uniscono le forze per rilanciare il made in Italy

Cuneo fiscale, capitale umano, formazione. I campi su cui lavorare sono molti. Da quando si è scatenato il Coronavirus, più volte le anime del made in Italy hanno parlato dell’esigenza di potenziare la rappresentanza per essere più incisivi sugli obiettivi comuni. Il 24 febbraio a Roma si è visto il primo step perché il proposito diventi una pratica concreta. Associazioni, imprese e brand uniscono le forze per far sentire la propria voce, “a livello italiano ed europeo”, quando si delineano “le giuste condizioni per dare impulso a importanti attività di sviluppo del nostro Paese”.

Imprese e brand  uniscono le forze

All’incontro romano hanno partecipato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e la delegazione del comitato strategico di Camera Nazionale della Moda Italiana: Patrizio Bertelli (CEO di Prada), Gildo Zegna (CEO di Ermenegildo Zegna) e Renzo Rosso (presidente di OTB). Con loro vi era una nutrita delegazione, non poteva essere altrimenti, di Confindustria Moda: il vicepresidente per l’internazionalizzazione, Barbara Beltrame Giacomello, il vicepresidente per l’organizzazione, lo sviluppo e il marketing, Alberto Marenghi, il direttore generale, Francesca Mariotti, e il presidente Cirillo Marcolin. Con loro c’erano Marino Vago (SMI) e Claudio Marenzi (Herno, Pitti Immagine).

Il piano d’azione

La premessa è nei numeri: l’industria della moda italiana nel 2020 ha perso il 27% del fatturato. E ora? “I brand hanno confermato la propria disponibilità ad essere portavoce di un documento condiviso – si legge nel comunicato – per contribuire al processo di sviluppo del settore. Nella riunione si è convenuto sull’obiettivo di assicurare una maggiore condivisione e collaborazione tra Confindustria e CNMI sulle proposte e sulle azioni da intraprendere”. Per esempio, “il potenziamento di tutte le misure necessarie per accrescere la competitività di prodotti unici che hanno nella manifattura qualitativa e nella ricerca innovativa il loro punto di forza – recita il documento –. Ciò garantendo il controllo di tutte le fasi di lavorazione dei prodotti made in Italy. L’istituzione di una misura di defiscalizzazione per favorire l’avvio di nuove realtà imprenditoriali, con l’inserimento di giovani talenti, per le società che realizzano il prodotto in modo tracciabile. Si è convenuto che la riduzione del cuneo fiscale sia una leva determinante per incentivare le assunzioni e realizzare filiere integrate”.

Promozione, block-chain

Non solo. Nell’agenda di lavoro spicca “la promozione del made in Italy”. In altre parole, una strategia necessaria per “attivare una più stretta collaborazione tra l’industria della moda e ICE”, l’agenzia per lo sviluppo dei mercati esteri. Merita un capitolo “il tema della tracciabilità dei prodotti”, da favorire “a partire dalla block-chain. Ma, anche, dal “processo di estrema trasparenza con l’adozione di tutte le nuove tecnologie”. Qualsiasi ragionamento, oggi, non può prescindere “dall’attenzione alla sostenibilità ambientale – scrivono –, con l’impegno dell’industria a contribuire alla realizzazione degli obiettivi ONU sullo sviluppo sostenibile. Tra le sfide più ambiziose, la riduzione degli impatti ambientali e l’implementazione dei processi di economia circolare”.

Immagine tratta dal profilo Instagram di Renzo Rosso

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