Un divano modulare in pelle, il modello DS-600 di De Sede, per simbolizzare i limiti della libertà dell’uomo. Bandersnatch è il primo titolo della nuova (in tutti i sensi) stagione di Black Mirror. Il lungometraggio prodotto da Netflix è un film interattivo che, dietro la trama dell’oscuro incupirsi di un giovane programmatore (Stefan Butler) dall’ansia all’ossessione omicida, propone una riflessione sulla relazione tra libero arbitrio e destino. Già, perché c’è un rapporto speculare nel modo in cui il protagonista è vincolato nelle proprie scelte dalla volontà dello spettatore e quello in cui lo stesso spettatore è legato ai confini della sceneggiatura. Bandersnatch è uscito il 28 dicembre ed ha tenuto banco per giorni per la sua girandola di finali possibili e per l’interrogativo che pone: in che misura si è liberi e in quale condizionati nelle scelte della vita? Il film contiene numerosi riferimenti ad altre opere (dai romanzi di Phil K. Dick alla musica dei New Order) che indugiano sulle stesse riflessioni. La redazione di filmandfurniture.com, blog che investiga le scelte di arredamento nei set cinematografici, ha notato come gli autori di Bandersnatch abbiano usato anche un divano imbottito per rappresentare il tema. In una scena clou, Stefan Butler siede su un sofa DS-600, modello iconico della svizzera De Sede lanciato sul mercato negli anni ’70. Il DS-600 deve la propria popolarità alla struttura componibile: se ne possono comprare moduli a piacimento da assemblare nella disposizione preferita (rettilinea, circolare, a zig zag). Ecco, è una piccola metafora: il cliente di De Sede può compiere le scelte stilistiche che preferisce, ma entro i limiti della possibilità concessi dal design.
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