Simon Porte Jacquemus aveva 19 anni quando, anche a causa dell’improvvisa morte di sua madre, decise di lasciare, dopo pochi mesi di frequentazione, l’École supérieure des arts et tecniche de la mode (ESMOD) di Parigi per fondare il proprio marchio. In 10 anni la griffe, che porta la storia dello stilista sin nel nome (Jacquemus era il nome da nubile di sua madre), ha superato il volume d’affari di 10 milioni di euro: già quest’anno potrebbe toccare quota 20 milioni.
Influencer, designer
Simon Porte Jacquemos è nato a Salon-de-Provence, il paese di Nostradamus, a pochi chilometri da Marsiglia. È molto abile su Instagram, dove può contare su oltre 1,2 milioni di follower e se la gioca con i top brand della moda che hanno risorse infinitamente maggiori e storie secolari. Il Financial Times si fa una domanda e offre una risposta: “Jacquemus è un influencer o un marchio di moda? Forse è nel mezzo”. Lo stesso stilista non ha dubbi: “I social media hanno cambiato la mia carriera. Ho iniziato a pubblicare i miei look su Facebook, scrivendo Ciao, questa è la mia prima collezione, dai un’occhiata. E le persone hanno iniziato a condividerlo. Non avevo soldi per fare vestiti e non ero abbastanza maturo. Ero solo ossessionato dall’immagine, avere un impatto sul pubblico. Pensavo: Se c’è un impatto sul pubblico, compreranno i vestiti“. Ha avuto ragione.
La passione per gli accessori
Simon deve dire grazie anche agli accessori, in particolare alle borse in pelle. Le Petit Chiquito e la Chiquito sono state un grande successo. “Faccio tutti i miei accessori e adoro farli. Per me sono molto più facili dei vestiti – ha affermato il designer francese al Financial Times –. Negli accessori posso ancora essere giocoso. Per la piccola borsa, ho solo chiesto alla fabbrica di ridurre le dimensioni della borsa normale mantenendo tutti i dettagli. Ed è così che è successo. Ero ossessionato dall’equilibrio della silhouette, come l’enorme cappello La Bomba e la mini bag”. (mv)
