Per il senso di responsabilità verso i dipendenti e le loro famiglie. Per la storia del marchio. E, non per ultimo, per i segnali che pure arrivano dal mercato. Kiton e Stefano Ricci credono nella possibilità di uscire dalle secche della crisi da Covid-19. E gridano la propria intenzione di continuare a investire nelle aziende.
Kiton e Stefano Ricci
Certe prese di posizione secondo Antonio De Matteis hanno un valore quasi politico: “Dobbiamo lanciare un messaggio di rinascita – spiega al Corriere della Sera il CEO di Kiton –, un segnale forte e importante, un messaggio che abbia forza simbolica, rivolto all’Italia e al mondo. Abbiamo il dovere di metterci in gioco anche sapendo che verranno pochissimi clienti. Ma non importa. Abbiamo il dovere di dire: noi ci siamo”. Per la maison napoletana, che conta 53 boutique, 135 milioni di fatturato e oltre mille addetti tra operai e sarti, ci sono anche motivi di conforto dal mercato. “Noi imprenditori stiamo scommettendo su noi stessi. Le chance ci sono – continua De Matteis –: in Cina,durante la pandemia eravamo a meno 50%, alla fine del mese eravamo a più 8%. La gente vuole ricominciare a vivere”.
La voce da Firenze
Le difficoltà ci sono. Stefano Ricci non lo nasconde. “Anche la città, culla della tradizione artigianale e della pelletteria – dice, a proposito di Firenze, ancora al Corrsera – risente di questo momento assoluto”. L’imprenditore ha coinvolto i due figli, Filippo e Niccolò, nel management della griffe. E ci sono anche loro a spingerlo ad andare avanti. “Ho due figli e due nipotini, uno dei quali porta il mio nome: uno slancio generazionale che mi spinge a investire”. Oltre la famiglia, per l’azienda (148,3 milioni nel 2019 e 70 negozi monomarca) ci sono i dipendenti. “Abbiamo 600 perone in azienda, che significa oltre mille famiglie – conclude Ricci –. Per questo l’ottimismo deve prevalere sul senso di resa che ti assale quando ti rendi conto che l’impresa continua ad essere ignorata da chi invece dovrebbe aiutarla”.
Immagini tratte, a destra, da kiton.com e, a sinistra, da stefanoricci.com
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