Dopo l’ultima collezione cruise presentata a Londra, il mondo della moda si interroga su dove stia andando Gucci. E, anche se la poltrona del direttore creativo Sabato De Sarno sembri ancora salda, il dibattito infiamma, soprattutto dopo il -20% dei ricavi del marchio nel primo trimestre 2024. Un dato, secondo Kering, non direttamente attribuibile alle nuove collezioni del designer, in carica da quindici mesi. Ma quanto si può aspettare che il nuovo approccio minimale e romantico plasmi Gucci e i clienti? È la domanda di tutti.
La domanda di tutti
Le intenzioni di De Sarno sono state chiare fin dalla sua prima collezione. Mettere da parte la teatralità che ha caratterizzato Gucci durante gli 8 anni della direzione creativa di Alessandro Michele. Ridisegnare il marchio su una nuova idea di moda, ingentilita e senza troppo fronzoli. Non solo. Il nuovo corso di Gucci è stato subito caratterizzato da una cifra stilistica personale. Per esempio l’introduzione del nuovo colore rosso e di una certa pulizia visiva che hanno spazzato via la visione satura di tonalità e massimalista di Michele. De Sarno ha fatto lo stesso anche per la collezione cruise presentata a Londra, che si ispira alla storia del marchio nato proprio nella città inglese. Un lavoro che strizza l’occhio a uno stile più bohémien caratterizzato da tessuti leggeri e quasi impalpabili che modificano il corpo rendendolo meno centrale, ma che punta sugli accessori in pelle, che sono verosimilmente il capitolo su cui il marchio conta di più per guadagnare.
Ok, aspettiamo: ma per quanto?
Dopo lo show, un articolo pubblicato dal New York Times si è chiesto quanto Sabato De Sarno fosse in grado di invertire la rotta di un marchio in perdita. Pur accogliendo comunque positivamente il grado di “sicurezza” che si evince dalla collezione. Perché la sensazione è che il creativo non abbia bene in mente dove voglia portare Gucci. Sembra che stia ancora costruendo una sua personale idea del marchio. La trasferta londinese, per esempio, ha di nuovo sottolineato un certo richiamo all’estetica simbolo di Prada e Miu Miu, oltre all’uso di tessuti leggeri come lo chiffon, mutuati dall’esperienza da Valentino, dove De Sarno ha imparato anche a descrivere il sentimento.
Il vero banco di prova
Tutti concordano però che quella andata in scena a Londra sia stata la migliore collezione proposta finora, perché supera l’approccio razionale degli esordi. Di certo, permane ancora una certa timidezza creativa che non ci racconta chi è il designer. Le lancette scorrono, e sembra arduo sovvertire i pronostici, soprattutto se il paragone – spesso accentuato dalla stampa -, è con i periodi di Tom Ford e di Alessandro Michele che hanno fortemente caratterizzato il marchio. Il vero banco di prova sarà, comunque, durante la prossima settimana della moda. Perché a quel punto saranno passati due anni, e De Sarno non sarà più considerato un esordiente. (dc)
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