La filiera italiana conta su Draghi per uscire dalla crisi

La filiera italiana conta su Draghi per uscire dalla crisi

Le competenze per rispondere agli aspetti più complessi della crisi. La concretezza affinché le ricette si traducano in atti (e non si fermino alle chiacchiere). L’attenzione sui temi chiave: lavoro, fiere, distribuzione. La filiera italiana della moda guarda con favore al presidente incaricato Mario Draghi (nella foto Imagoeconomica). In un giro di interviste raccolte da MFF, i presidenti delle associazioni di riferimento spiegano il punto di vista del fashion system. L’obiettivo comune è superare il coronavirus.

La voce della filiera italiana

“L’autorevolezza e le competenze tecnico-finanziarie che Draghi esprime, possono aiutarci a invertire la tendenza recessiva che ci opprime – sono le parole di Fabrizio Nuti (UNIC – Concerie italiane) –. Mi aspetto che il nuovo governo sappia dare risposte concrete sull’emergenza attuale e avviare un percorso per una nuova Italia. Non abbiamo bisogno di assistenzialismo, alle aziende occorre liquidità e devono essere messe nella condizione di ristrutturarsi, se necessario”. Siro Badon (Assocalzaturifici) esprime una posizione simile: “Dal governo Draghi mi aspetto quel che è mancato finora: competenza, esperienza, maturità. I calzaturifici stanno in piedi se i negozianti italiani restano in piedi. Quanto all’export, dobbiamo garantire ai buyer esteri e ai nostri commerciali la possibilità di viaggiare con poche regole chiare per raccogliere ordini in assenza di fiere”. “Gli imprenditori amano la concretezza e sapere che è stata coinvolta una figura autorevole ci rende più tranquilli – aggiunge Franco Gabbrielli (Assopellettieri) –. Quello che a noi sta più a cuore è il coinvolgimento diretto delle associazioni”.

Retail e distretti

A proposito delle esigenze del retail, Renato Borghi (Confcommercio) si augura “misure shock” sulla liquidità alle imprese, sugli indennizzi proporzionati alle perdite e sulla rottamazione dei magazzini. Come? Con l’introduzione di un credito d’imposta del 30% sulle rimanenze nei negozi. Da CNA Federmoda Marco Landi (presidente) e Antonio Franceschini (responsabile nazionale) chiedono “una progettualità che prenda in considerazione una nuova attenzione ai distretti”, con “investimenti in centri di ricerca e formazione professionale”. Fabio Pietrella (Confartigianato Moda) mette tre temi in cima alla sua agenda: “Innanzitutto, gli operatori e i buyer devono essere messi nelle condizioni di partecipare alle fiere, tramite i corridoi del business. Secondo punto, bisogna rilanciare i consumi interni con incentivi per i prodotti made in Italy. Infine, il reshoring con misure nazionali”. Anna Ferrino (Assosport), infine, s’aspetta “misure-ponte per traghettare le imprese in crisi verso la ripresa”.

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