L’occasione era duplice. Perché, da un lato a Fieramilano Rho si era conclusa da poche ore, se non minuti, l’edizione numero 99 di Lineapelle. E perché, dall’altro lato, in quello spazio era in corso Questione di Pelle, evento di celebrazione della pelle a firma UNIC – Concerie Italiane e, per l’appunto, Lineapelle. Riassumendo, vi raccontiamo in sintesi di cosa si è discusso nella serata dello scorso giovedì 24 febbraio a Spazio Lineapelle, in occasione del talk “I Tempi Nuovi del Desiderio: design e produzione fashion fra e-commerce e alta moda”.
I Tempi Nuovi del Desiderio
Prima di tutto: il parterre dei relatori. Nel ruolo di moderatrice: Fabiana Giacomotti, curatrice de Il Foglio della Moda. Con lei, a dialogare, c’erano: Mario Dice, stilista protagonista della prima sfilata di Questione di Pelle (mercoledì 23 febbraio) e Stefano Parotti, COO della conceria lombarda Sicerp. Poi: Piero Scandellari (presidente Centergross), la fashion consultant Orietta Pelizzari e Danny D’Alessandro, direttore di Assopellettieri.
La visione del domani
Si è partiti dall’inevitabile contestualizzazione di cronaca, legata alla crisi militare in Ucraina. Una contestualizzazione di estrema contingenza, visto che, come ha ricordato Scandellari, in quel momento a Mosca era in corso CPM. Fiera alla quale hanno partecipato anche aziende del comparto moda coinvolte in Centergross. Ed è proprio da qui, da come questa ennesima emergenza rischi non solo di innescare danni commerciali, ma anche di contaminare (peggio di Covid) la visione del futuro, che il dibattito ha preso velocità.
La moda, la pelle
Desiderabilità e tempi della moda, paiono i fattori dell’equazione che ha reso di estrema attualità un particolare aspetto dell’ultimo bilancio di Hermés. La griffe francese, infatti, ha perso vendite nella pelletteria per la decisione di aumentare la produzione per mantenere intatta proprio la desiderabilità delle sue borse. Come dire: meglio incassare meno oggi e avere una chilometrica lista di attesa all’acquisto. Perché, del resto, come vuole l’adagio, l’attesa del piacere vale (quasi) più del piacere stesso. Pare d’accordo Mario Dice che nella sua ultima collezione ha fatto esordire la pelle, materiale che associa i concetti di lentezza (produttiva) a quelli di qualità e durabilità. “L’inserimento della pelle – commenta lo stilista – deve costringerci a sviluppare una nuova narrazione del prodotto e dei materiali. Perché si continua a guardare troppo all’oggi: mai al domani. O al passato”.
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