“Le aziende sono aperte, anche se in certi casi a orario ridotto: stiamo seguendo le indicazioni del governo”. Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda, lo spiega a WWD: la moda stringe i denti. Si organizza per andare avanti. Ma le conseguenze di CRV sono a lungo termine. “Siamo tutti consapevoli che è una situazione drammatica e che la salute della popolazione è una priorità – sono le sue parole –. Allo stesso tempo dobbiamo tener conto della salute delle nostre aziende”.
La moda stringe i denti
Quando l’intervistatore gli chiede dei danni economici dell’emergenza Coronavirus, Marenzi non può fornire dati precisi, ma un quadro di riferimento. “Difficile fare previsioni, speriamo di vedere per giugno-luglio un certo ritorno alla normalità – spiega –. Siamo consapevoli che non raggiungeremo gli obiettivi posti per l’anno”. Le conseguenze, dicevamo, sono di lungo termine. “Credo che questo rallentamento avrà conseguenze anche sul primo semestre del 2021. La primavera 2020 sarà quella più drammaticamente colpita dalla crisi – continua Marenzi –. Ci saranno ripercussioni sul prossimo autunno e credo che anche la primavera successiva ne subirà le conseguenze. I negozi avranno magazzino di beni invenduti. L’impatto negativo si vedrà fino a giugno 2021”. In termini di fatturato? “Direi che gli imprenditori sarebbero pronti a firmare per una perdita del 10%”.
Le misure per andare avanti
La veneta Pelletteria Graziella ha installato filtri al sistema di areazione, rileva ogni mattina la temperatura dei dipendenti e non permette ai trasportatori di scendere dal veicolo quando fanno le consegne. È uno degli esempi raccolti da Wall Street Journal per raccontare il made in Italy alla prova del Coronavirus. Pelletteria Graziella, al contempo, non esclude di chiudere almeno una settimana la fabbrica. Piano B che non prende in considerazione, invece, la toscana Almax: “La situazione in TV è peggiore che a Scandicci”. Anche da questa analisi emergono gli interrogativi sul futuro: le aziende ora lavorano ordini ricevuti prima dell’esplosione della crisi. Non si sa quanti ne arriveranno in futuro.
Leggi anche: