La pelle traina l’Italia. Il Centro Studi di ItalyPost ha elaborato una ricerca sulle imprese italiane che tra il 2012 e il 2018 hanno registrato le migliori performance. L’elenco è composto da 1.000 aziende suddivise in base ai risultati. In cima alla classifica ci sono le “20 big”, vale a dire aziende con un fatturato compreso tra i 500 milioni e il miliardo di euro. Per conoscere l’elenco completo basta visitare l’indirizzo: https://www.italypost.it/aziende/
La selezione
800 delle 1.000 aziende “Champions” sono state selezionate partendo da un database di Aida-Bureau Van Dijk e del Registro Imprese di Infocamere. Oltre al fatturato il Centro Studi di ItalyPost ha tenuto conto della crescita media, della media annua dei profitti lordi e del rapporto tra PFN ed EBITDA medio (che doveva rimanere sotto a 2,8). Infine, ha considerato solo le aziende con rating “Ottimo” attribuito da Modefinance. Le restanti 200 aziende sono quelle con fatturato compreso tra i 120 e i 500 milioni e, allo stesso modo, determinati criteri di crescita media, profitti medi, rating e rapporto PFN/EBITDA. Non troverete nella classifica, invece, le società controllate da soggetti esteri, da fondi di private equity, da gruppi nazionali con fatturato superiore ai 500 milioni di euro e le società cooperative.
La pelle traina l’Italia
Tra le aziende più importanti per l’economia italiana, capaci di dare un contributo fondamentale anche in seguito all’emergenza da Covid-19 ci sono le concerie. Nel lungo elenco di ItalyPost si trovano le toscane B.C.N. (passata da un fatturato di 15,883 milioni di euro del 2012 ai 29,522 del 2018) e il Gruppo Conciario C.M.C. International (da 32,545 a 43,482). Poi Rinaldi Conceria (da 15,998 a 30,717) e Colonna Spa (da 63,646 a 86,571, che controlla Conceria 800, Marbella Pellami, Falco Pellami, Chem-Tec, e detiene il 49% di conceria Blutonic e Luxury Tannery). Vi sono anche Gruppo Nuti (da 84,788 a 125,382), Bonaudo (da 11,893 a 26,746) e Condorpelli (da 14,237 a 22,189). Per il Veneto entra in classifica 3 C Lavorazione Pelli (da 18,594 a 25,815).
Scarpe, borse e accessori
Contributo importante arriva anche dal calzaturiero e dalla pelletteria. Scorrendo la lista di nomi si incontrano quelli della Guerriero Produzione Pelletterie di Napoli (da 30,227 milioni a 87,216), Pelletterie Palladio di Vicenza (da 10,822 a 37,430) e Tripel Due di Firenze (da 26,462 a 47,542). Poi i calzaturifici Alida di Padova (da 12,499 a 23,421), Jumbo di Verona (da 9,785 a 28,36), S.C.A.R.P.A. di Treviso (da 59,487 a 102,182), LEO SHOES di Lecce (da 11,816 a 109,756), A.S.S.O. di Fermo (da 16,566 a 25,015). Ma ci sono anche brand come René Caovilla di Venezia (da 12,518 a 26,648) e la trentina La Sportiva (da 47,254 a 115,781). Poi si incontrano il gruppo Aeffe di Rimini (da 254,080 a 346,556), Brunello Cucinelli (da 279,321 a 552,996), Furla (da 212,830 a 513,358), Giuseppe Zanotti (da 81,242 a 150,466) e Piquadro (da 56,267 a 147,472). A cui si aggiungono Capri, società che gestisce i marchi Alcott e Gutteridge (da 113,368 a 250,881), Leo France di Firenze (da 74,542 a 119,674) e la campana Harmont & Blaine (da 57,475 a 91,095).
Gli altri della filiera
Sono anche altri i nomi che lungo la filiera hanno arricchito la classifica. Tra questi vi sono per esempio quello di SICIT (da 28,830 a 55,122), l’azienda produttrice di tute e protezioni per motociclisti Alpinestars di Treviso (da 105,895 a 175,899) oppure anche per la chimica la GSC Group di Vicenza (da 45,904 a 69,079). (art)
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