Stile, accessori, organizzazione: sono i tre pilastri del rilancio di Lanvin. Ma serve tempo. La premessa è che, quando nel febbraio 2018 Fosun ha acquisito la maggioranza del brand, questo navigava in brutte acque. Dall’addio di Alber Elbaz, le prestazioni commerciali erano tracollate. Per questo la ripresa ci sarà, ma a tempo debito: la nuova proprietà si è data un piano quinquennale, di cui i primi tre necessari per riportare il marchio in equilibrio. Lo spiega il CEO Jean-Philip Hecquet a Les Echoes: “Lanvin è il brand ammiraglio della divisione Fosun Fashion Group (di cui fanno parte anche Caruso e Tom Tailor, ndr). Fosun è decisa a rilanciarla: è un’operazione in cui siamo molto coinvolti”. Non a caso, dunque, Lanvin riparte dagli accessori. L’holding proprietaria nei primi due anni di gestione ha già investito 100 milioni di euro nelle attività del marchio.
Ma serve tempo
Il CEO riconosce che il 2019 è stato ancora un anno di transizione. Ma per Lanvin restano tre i pilastri del rilancio, dicevamo. Lo stile: e per questo è stato chiamato Bruno Sialelli a curare la direzione artistica. L’organizzazione: Lanvin ha rinnovato il management e operato circa 50 assunzioni. “Certi settori avevano troppo personale – afferma Hecquet –. Altri, come il digitale, non abbastanza. L’arrivo di Bruno, con la sua verve e la sua visione, ha rinvigorito persone ormai esauste”.
Prodotto e retail
Il terzo, infine, riguarda il prodotto: Lanvin accelera su calzature e pelletteria. Cioè, sugli accessori,“una categoria quasi inesistente un anno fa, ma che già ora conta il 25% delle vendite – riprende Hecquet –: l’obiettivo è arrivare al 50%”. Perché il prodotto abbia successo, servono anche attività di marketing digitale e di riforma del retail. “Non abbiamo ancora vinto la nostra battaglia, ma i segnali ci mostrano – conclude il CEO – che siamo nella giusta direzione”.
Immagine tratta da lanvin.com
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