Formazione, sostenibilità e capitale umano. Le 10 proposte di Altagamma all’UE contengono questo e molto ancora. Perché il lusso è un settore, in termini di occupazione e volumi di affari, strategico tanto per l’economia italiana che per quella europea. Ma è un sistema che stenta a vedersi riconosciuto il proprio ruolo. L’associazione che rappresenta le aziende dell’high end, su una base trasversale ai settori merceologici, ha preparato un Position Paper da portare a Bruxelles in occasione del Consiglio Europeo Straordinario del 17-18 luglio. Quando, cioè, si discuterà di Next Generation EU, il piano proposto dalla Commissione in risposta alla crisi da Coronavirus.
La rete
Altagamma ha presentato il Position Paper durante un incontro online coordinato con l’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia e in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione europea in Italia. All’evento hanno partecipato Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei, e Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario al MIBACT. Il documento è in linea con la posizione dell’associazione europea ECCIA, che riunisce le 6 associazioni dell’alto di gamma europeo.
Le 10 proposte di Altagamma
1. Riconoscere l’alto di gamma come settore strategico per l’Europa
2. Investire sul capitale umano: formazione universitaria e i talenti del fare
3. Promuovere e rilanciare il turismo di alta gamma
4. Sostenere gli investimenti in innovazione
5. Puntare sulla sostenibilità
6. Rafforzare il mercato unico
7. Tutelare la libera circolazione di beni, servizi e persone
8. Proteggere la proprietà intellettuale
9. Garantire la distribuzione selettiva
10. Supportare la crescita delle piccole e medie imprese italiane
Il valore dei numeri
“La centralità strategica dell’industria dell’alto di gamma non si è ancora pienamente affermata presso le Istituzioni italiane ed europee – commenta Matteo Lunelli, presidente di Altagamma –. Eppure si tratta di un comparto chiave che vale in Italia 115 miliardi di euro, pari al 6,85% del PIL italiano. In Europa vale circa 800 miliardi e il corrispettivo del 4% del PIL, nonché il 10% dell’export UE. Un comparto centrale non solo per la crescita economica e sociale dell’Unione Europea, ma anche per il suo valore culturale e identitario, che ne fa un elemento fondamentale per il riposizionamento dell’Europa nel contesto competitivo globale”.
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