L’occasione è data dalla presentazione del volume Lo Stato della Moda, presentato oggi a Milano. Il risultato è la diffusione dei dati del macrosettore della moda italiana. Una galassia che dall’inizio del 2018 ha “trovato casa” in Confindustria Moda e raccoglie nei suoi confini il cosiddetto TMA: Tessile+Moda+Accessorio. Nel dettaglio associativo: Tessile-Abbigliamento, Calzatura, Pelletteria, Conceria, Oreficeria-Gioielleria, Pellicceria, Occhialeria.
Crescita, ma non troppo
Il volume Lo Stato della Moda dà i numeri sul 2017: 94,8 miliardi di euro di fatturato (+3,9% sul 2016), 61,7 miliardi di export, 27,7 miliardi di saldo commerciale, oltre 582.000 addetti.
L’evento di oggi ha permesso di raffrontare questa valutazione con le stime dell’Ufficio Studi Confindustria Moda sul 2018. E il riscontro è (abbastanza) positivo: “Malgrado il rallentamento congiunturale che ha interessato l’economia nel 2018 e rispetto alle soddisfacenti performance raggiunte nel 2017 – spiegano da Confindustria Moda -, secondo le analisi previsionali il fatturato del settore è stimato contenere l’aumento al +0,9%, dinamica che lo porterebbe così a poco meno di 95,7 miliardi di dollari”. Sul fronte delle esportazioni, “dopo la crescita sostenuta del 2017 (+5,2%)” l’attesa è “di dimezzare la dinamica, nell’ordine del 2,6%”, per un valore vicino ai 63,4 miliardi di euro. Saldo commerciale: superiore ai “28,3 miliardi di euro, guadagnando circa 592 milioni su base annua”, cioè il 2,1% in più. Bene, ma non benissimo, perlomeno rispetto al più recente passato.