“Moda tutta uguale? Basta coi CEO che non capiscono il lusso”

“Moda tutta uguale? Basta coi CEO che non capiscono il lusso”

“Nelle vie dello shopping, da quello più prestigioso a quello più facile, non vedo solo boutique semideserte, ma ci sono ovunque le stesse cose, in una confusione tra l’alto e il basso, costoso ed economico, elitario ed accessibile”. Parlando con il Foglio della Moda Brenda Bellei Bizzi, cofondatrice e CEO del salone White, riconosce il problema della moda tutta uguale. Altroché se lo riconosce. Ma, a differenza di quanto fanno gli azionisti delle griffe (impegnate come sono nella trottola degli incarichi ai creativi), invita a concentrarsi sul management.

Moda tutta uguale

Quello dell’omologazione è “un tema forte”, riconosce, della congiuntura del sistema. “Però non penso che si debba per forza dare addosso ai creativi che hanno esaurito la loro scorta di idee”, dice in difesa dei designer. Anzi, un certo appiattimento dell’immaginario è proprio figlio delle porte girevoli delle griffe: “Questi cambi di poltrone non fanno bene perché giustamente – osserva Bellei Bizzi – ogni direttore creativo porta con sé un proprio linguaggio, un proprio stile, ma a forza di andare da una maison all’altra, poi tutto sembra simile”.

 

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Cambino manager e CEO

Qual è la soluzione? “Esattamente come si fa lo scouting di designer freschi, competenti e appassionati – risponde la CEO di White a il Foglio –, perché non si fa la stessa cosa con chi li sceglie e dice loro cosa fare”. Cioè? “I manager, gli amministratori delegati, i grandi consiglieri finanziari che trattano la moda come se si trattasse di un prodotto qualsiasi, proprio perché di abiti e accessori, ma soprattutto di consumi relativi allo stile, non sanno praticamente nulla?”. È nell’approccio gestionale dei brand intesi come azienda che sta il segreto per la ripresa dei brand quali realtà artistiche ed emozionali. “La finanza ha distrutto la moda, nel voler raggiungere fatturati sempre più astronomici con le stesse collezioni per differenti mercati – conclude Bellei Bizzi –, imponendo quella che io chiamo l’estetica dell’iPhone. Un conto è vendere il medesimo telefonino a tutti, un conto è vendere la moda. E a prezzi sempre più irraggiungibili”.

Immagine generata con Shutterstock AI

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