Norsa: quella per gli stilisti è un’ossessione tutta europea

Norsa: quella per gli stilisti è un’ossessione tutta europea

Stilisti sempre più simili a CEO. Ma secondo il manager Michele Norsa (ex Ferragamo, ex Valentino, oggi membro del CdA di Zegna) il valzer delle poltrone creative non influenza l’andamento del lusso. “Solo in Europa c’è una reale attenzione diffusa per gli stilisti”. Per Norsa negli USA e in Asia vale il marchio: pochi clienti conoscono chi è il direttore creativo di quello o dell’altro marchio. Un’ossessione tutta europea, dunque.

Un’ossessione tutta europea

La giostra degli stilisti gira sempre più vorticosamente. Cambi di poltrone sempre più frequenti che per qualche analista creano instabilità e finiscono per influenzare negativamente la performance dei marchi coinvolti e del settore lusso più in generale. Michele Norsa (nella foto Imagoeconomica) non crede a questa teoria. “La Cina ha le sue dinamiche, ma gli stilisti raramente influiscono. Negli Stati Uniti, con il potere dei department store, credo avvenga lo stesso” spiega Norsa a MF Fashion. “Credo che, a parte gli addetti ai lavori, forse solo in Europa ci sia una reale attenzione diffusa per gli stilisti. Stati Uniti e Asia guardano più al brand power, al merchandising e alla comunicazione”. Secondo il manager, in USA e Asia pochi consumatori del lusso conoscono il nome del direttore creativo di un marchio.

 

 

Il ciclo degli stilisti

Norsa paragona gli stilisti ai CEO. Se in tre, massimo sei anni, non raggiungono i risultati perdono la poltrona. “Di un manager si dice che nel primo triennio cambia la strategia, mentre nel secondo la consolida. Non sempre si arriva al terzo…” spiega Norsa applicando questo concetto anche ai direttori creativi. Per esempio, Pierpaolo Piccioli da Valentino e Hedi Slimane da Celine, definendo i loro addii “uscite fisiologiche”. Il cambio del direttore creativo porta spesso quel messaggio innovativo di cui i marchi hanno bisogno e che Norsa paragona a un business plan. “Dopo un ciclo di tre o di sei anni, la spinta diminuisce” conclude il manager. (mv)

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